Il futuro dell’edilizia? Roseo e prospero per chi saprà come investire
Guido Alberti, fondatore di Marketing al Millimetro, prevede che, seppur tra luci e ombre, nel 2022 ci sarà un vero boom del settore edile. Centinaia i cantieri pronti a partire. Importante lavorare sull’organizzazione aziendale, per evitare di implodere
Guido Alberti, marketer, blogger e fondatore di Marketing al Millimetro, analizza l’attuale situazione in campo edile. Le incertezze non mancano ma è comunque il momento di “mettere quanto più fieno in cascina”, strutturando in maniera stabile e duratura la propria azienda, trasformandosi da artigiani a imprenditori. La capacità di fare marketing, poi, sarà fondamentale per distinguersi dalla tanta concorrenza.
Nel 2022 continueremo a sentire ancora gli effetti dei vari bonus introdotti dal Governo nel settore dell’edilizia? Possiamo parlare di un anno d’oro per il comparto?
Diciamo che i presupposti c’erano tutti. Il problema è che, di fatto, a mio avviso, stanno facendo di tutto perché diventi l’annus horribilis per l’economia delle imprese edili. Qualora il problema della gestione dei crediti e della cessione multipla dei crediti dovesse essere in qualche modo sistemato, come tra l’altro si “vocifera” in questi giorni, verosimilmente ci sarà una ripresa.
Sempre che non si decida di mettere altri paletti. Siamo infatti in attesa di pubblicazione del nuovo prezzario da parte del MiTe in Gazzetta Ufficiale, con gli importi massimi da rispettare per tutti i bonus. Sono comunque fiducioso.
Un tale flusso di denaro fa gola a molti e in tanti stanno cercando di entrare nel settore, come si fa a emergere e battere la concorrenza facendoti scegliere dal cliente finale?
Ecco, questo è fantastico perché sono circa 11mila le nuove imprese che sono nate e che hanno inserito all’interno del proprio codice Ateco il poter fare opere edili o che hanno a che fare con i lavori di riqualificazione energetica.
Spesso e volentieri sono delle imprese con capitali sociali esigui, contenitori “vuoti” imprese che sono nate solo ed esclusivamente, a mio avviso, con l’intento di speculare, per poi tirare i remi in barca. Quindi, a tal proposito, sicuramente il Governo potrebbe mettere qualche paletto in più, come la qualificazione delle imprese, accettando quindi solo imprese qualificate.
Ma è altrettanto vero che, se non lo fanno loro, in un modo o nell’altro, io impresa che sono invece qualificata, devo fare di tutto e devo comunicarlo in tutti i modi che lo sono, che ho una storia, che sono diverso dagli altri.
Tutto questo, quindi, si riduce a fare marketing. Cosa che loro non hanno mai fatto. Nei momenti in cui i clienti ti cadono addosso, verosimilmente, tu non hai nemmeno tempo di… ma quando poi i clienti iniziano a scarseggiare, e devi spalleggiare le imprese che, invece, nascono solo ed esclusivamente per speculare, devi saperlo fare e nel modo corretto.
Devi comunicare per farti percepire, per dare una motivazione, che può anche semplicemente essere la storicità, la serietà, l’affidabilità. Si chiama proprio marketing, e guarda caso, è proprio quello che facciamo noi.
Opportunità per le aziende edili ma anche qualche preoccupazione… quali le principali?
Il rischio principale è l’incertezza legata al fatto che in tanti si troveranno, magari tra qualche mese o anno, con dei crediti sul proprio cassetto fiscale che non riusciranno a monetizzare perché nessuna banca sarà disposta ad acquistarli.
La paura più grande è questa. Aggiungerei, inoltre, che per due volte il Governo ha fatto uno sgambetto ai vari bonus per l’edilizia. Mi auguro di no ma, come si sul dire… non c’è due senza tre e la paura è che ce ne siano altri.
L’incertezza è legata non solo alla vendita dei crediti, ma soprattutto dal fatto che al Governo, da un giorno all’altro si possa svegliare qualcuno e dire: «No, da oggi non funziona più così». In quel caso saremmo tutti quanto nei guai. Incertezza, il fatto di vivere in un Paese instabile, il fatto che dall’oggi al domani cambino le carte in tavola e tu nel mentre hai fatto degli investimenti. Questa è una cosa importante da dire.
Molte aziende stanno cercando di prendere quanti più lavori possibili nel tentativo di colmare anni di stallo, ma c’è il rischio che non riescano a gestirli e possano soccombere sotto il peso di tanto lavoro. Come possono evitare che questo accada?
Il problema è che l’essere umano risponde sempre allo stimolo più ovvio: se per anni non ho mangiato e ho la pancia vuota, è chiaro che quando mi trovo di fronte a una bella tavola imbandita faccio di tutto per mangiare quanto più possibile.
Non dimentichiamoci però che, sì, si può morire di fame ma si può morire anche con la pancia piena. Si può scoppiare, si può implodere. Ed è quello che potrebbe succedere a diverse imprese. Non tanto per il peso dei tanti lavori ma per il fatto di essere nella “ruota del criceto”.
Non hanno il tempo né la lucidità di guardare alle cose importanti di un’azienda: i numeri o il fatto di starsi esponendo troppo. Tutte quelle valutazioni che ti mettono in una condizione di tranquillità. Per evitare di soccombere, è bene strutturarsi ma guardando i numeri. Avendo dei dati, interpretandoli e capendo come, eventualmente, correggerli. Perché è di vitale importanza evitare di fare il passo più lunga della gamba, esporsi troppo, indebitarsi e magari stare anche dietro ai pagamenti, agli incassi, alla gestione della liquidità (in poche parole il cash management aziendale).
La storia stessa ci insegna che sono tante le aziende o le imprese che nei momenti di boom edilizio sono saltate. Perché magari salta un anello della catena e quindi, inevitabilmente, l’effetto domino arriva su chiunque. Se la storia ci insegnasse che nei momenti di boom non fosse mai saltato nessuno, potremmo anche stare tranquilli e dire che non si muore con la pancia piena.
La storia, però, ci insegna tutt’altro perché tante imprese sono saltate semplicemente perché non si facevano bene i conti, perché non guardavano i numeri, perché tanto c’è tanto lavoro quindi ci si può esporre… ma se si interrompe un meccanismo… si “salta”, purtroppo.
Crede che in Italia, oggi, si possa parlare di una carenza di cultura d’impresa e manageriale di chi guida le aziende edilizie? Cosa comporta questo?
Sì, ne sono fortemente convinto. Non sempre è scontato che una grande azienda abbia un controllo o una buona cultura d’impresa. Quasi sempre l’azienda grande è frutto dell’imprenditore che ha iniziato da solo, pian pianino si è strutturato ma non ha fatto mai quel passaggio da artigiano a imprenditore di un’azienda strutturata.
Perché tutto deve passare per le sue mani, perché, ovviamente, tutto dipende da lui, perché solo lui capisce come funziona l’azienda e… quindi ha proprio un limite nel delegare, spesso e volentieri anche nel farsi aiutare, proprio perché manca quella cultura. Bisognerebbe smettere di fare gli artigiani e diventare imprenditori.
Paradossalmente, in questo, sono invece molto più bravi quelli che non “hanno un mestiere”, che hanno iniziato facendo i commerciali. Sono tante le imprese in cui il proprietario non sa andare in cantiere ma è un bravo imprenditore. Avendo dunque fondato l’impresa sulle proprie competenze commerciali, guardano molto di più certi aspetti.
L’artigiano che è molto bravo a fare i lavori, invece, purtroppo non li guarda perché è convinto che sia sufficiente quel che fa. In realtà, oggi, devi saper fare bene i conti, saper guardare i numeri, riuscire a stare dietro a tutto il marasma degli incentivi, dei cambiamenti, delle fake news, degli interpelli dall’oggi al domani… e tutto questo comporta uno sforzo maggiore che non puoi fare se vai tutti i giorni in cantiere.
Posso stare al passo con i tempi se ho tempo per informarmi, documentarmi, confrontarmi, formarmi. Diversamente diventa complicato.
Quale sarà il futuro delle imprese edili e delle aziende che vi operano?
Dipende! Mi viene in mente la storia della cicala e della formica. La cicala passa l’estate a cantare e vedendo la formica che lavora gli chiede perché lo stia facendo. Sappiamo poi tutti la sorte della cicala all’arrivo dell’inverno e quello della formica.
In questo momento, un imprenditore vincente dovrebbe sfruttare il più possibile la situazione creando i presupposti per il dopo. Creando e strutturando un’azienda così che poi possa continuare ad andare avanti, a crescere… e ce ne sono tanti di imprenditori che ragionano in questo modo.
Ci sono però anche tanti imprenditori/artigiani che ignorano tutto questo e non si pongono il problema. Nel mezzo ci sono quelli che dicono: “Ah, mi devo preoccupare per il dopo”.
È da mediocri perché, sì, certo, ti devi preoccupare per il dopo ma oggi che hai questa opportunità devi sfruttarla il più possibile, mettendo quanto più “fieno in cascina”. Quando questa bolla si sgonfierà, se in questi anni ho lavorato bene, ho fatto dei bei lavori, li ho documentati, ho creato dei contenuti, mi sono posizionato come colui che lavora bene.
Le possibilità che qualcuno venga da me sono di sicuro maggiori rispetto a chi ha fatto sì i lavori ma poi è sparito o di chi, comunque, nessuno sa quanti lavori abbia fatto. Il futuro sarà roseo per chi spingerà il più possibile in questo momento e investirà per il dopo.
Sarà un “bagno di sangue” per chi ora si accontenta e fa il minimo necessario. Può darsi che il settore edile sarà forse da rifondare ma non credo che mancherà il lavoro o che non ce ne sarà a sufficienza. In Italia ce ne sarà sempre, però sarà sempre più complicato e difficile fare in modo che un potenziale cliente possa scegliere “te”, impresa edile, se in questi anni sei sparito o non hai risposto alle persone che ti chiedevano qualcosa perché eri pieno di lavoro. Poi le persone si ricordano di tutto questo. E questo, ovviamente, non vale solo per il settore edile.
Oggi vedo delle aziende fare delle cose assurde, non considerare assolutamente i propri clienti perché sono oberati. Ma, quando tutto questo sarà finito, chi sarà ancora disposto a dargli dei soldi? Quindi, ricapitolando, sì, il futuro sarà roseo se si creeranno le giuste condizioni. Diversamente, sarà un bagno di sangue.