Certificazione impianto idraulico: cos’è e chi la rilascia?
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La certificazione dell’impianto idraulico è un documento fondamentale per attestare il rispetto delle norme di sicurezza e gli standard di efficacia di questo elemento. Tuttavia, non è sempre necessario. In questa guida presentiamo i casi di obbligatorietà, fornendo informazioni sui costi, sulle modalità di ottenimento e sulla figura professionale abilitata a rilasciarlo.
La certificazione dell’impianto idraulico è un documento che attesta la conformità di un impianto idraulico alle normative vigenti. Viene rilasciato da figure specifiche, su cui indagheremo nei prossimi paragrafi che verificano l’installazione, il funzionamento e la sicurezza dell’impianto.
È obbligatoria, ma solo in certi casi (che saranno anch’essi trattati più avanti).
A cosa serve la certificazione dell’impianto idraulico?
Al netto dell’obbligatorietà, possedere la certificazione dell’impianto idraulico garantisce alcuni benefici:
- Allineamento alla normativa: la certificazione permette di essere in regola con le leggi e i regolamenti vigenti. Ciò è fondamentale per evitare sanzioni amministrative (qualora sia prevista l’obbligatorietà) e per garantire che l’impianto sia riconosciuto ufficialmente come conforme.
- Garanzia di sicurezza per gli abitanti: un impianto idraulico certificato rappresenta una garanzia di sicurezza per chi vive o lavora nell’edificio. La certificazione assicura che l’impianto sia stato realizzato e controllato seguendo standard di sicurezza elevati, dunque sia capace di ridurre il rischio di incidenti o malfunzionamenti.
- Qualità e rispetto degli standard: avere un impianto idraulico certificato è sinonimo di qualità. Questo è particolarmente utile in caso di vendita dell’immobile, poiché rappresenta un valore aggiunto e un elemento di trasparenza che rassicura gli acquirenti sulla conformità e l’affidabilità dell’impianto.
Quando è obbligatorio certificare l’impianto idraulico?
Rispondiamo a una delle domande più ricorrenti: quando è obbligatoria la certificazione dell’impianto idraulico? I casi che sanciscono l’obbligatorietà sono due.
- Nuove costruzioni: ogni volta che viene realizzato un nuovo edificio, è necessario che l’impianto idraulico sia certificato. Ciò garantisce che l’impianto sia conforme alle normative vigenti fin dalla sua prima installazione, ma rappresenta anche un vero e proprio obbligo di legge.
- Modifiche significative all’impianto: la certificazione è obbligatoria anche quando vengono effettuate modifiche rilevanti all’impianto esistente. Per esempio: il rifacimento dell’impianto idraulico, l’aggiunta di nuovi punti acqua, la sostituzione di tubature principali, l’integrazione di sistemi di riscaldamento che utilizzano l’acqua, come caldaie o impianti di riscaldamento a pavimento. Ogni intervento che possa alterare in modo sostanziale la funzionalità o la sicurezza dell’impianto, in buona sostanza, richiede una nuova certificazione.
Ad ogni modo, la normativa di riferimento, ovvero quella che disciplina l’ottenimento e l’obbligatorietà delle certificazioni, è il decreto ministeriale n.37 del 2008.
Nel medesimo decreto sono contenute informazioni anche sulle sanzioni in caso di mancata osservanza dell’obbligo. La buona notizia è che la sanzione viene comminata esclusivamente all’impresa o al tecnico che ha realizzato i lavori (siano essi di nuova costruzione o ristrutturazione).
Nello specifico, la sanzione è compresa tra i 1000 e i 3000 euro.
A chi rivolgersi per certificare l’impianto idraulico?
La figura di riferimento è il tecnico abilitato alle certificazioni. Spesso, è inquadrato all’interno di un’impresa che si occupa, più in generale, di impiantistica.
Ad ogni modo, per verificare l’abilitazione è sufficiente richiedere una visura alla Camera di Commercio. La richiesta può essere inoltrata agli sportelli locali dell’ente o su Internet al sito del Registro Imprese.
In realtà, il tecnico rilascia due tipologie di certificazione dell’impianto idraulico:
- Dichiarazione di conformità dell’impianto idraulico, ufficialmente DiCo quando l’impianto è costruito ex novo o è fatto oggetto di importanti modifiche.
- Dichiarazione di rispondenza, ufficialmente DiRi, quando si richiede la certificazione al di fuori di qualsiasi intervento di ristrutturazione. Si tratta di un’evenienza più comune di quanto si possa immaginare in quanto la certificazione è utile sempre e comune, se non altro per dimostrare a un eventuale compratore la qualità degli impianti. Per inciso, la DiRi è riservata agli impianti realizzati prima del 2008.
DiCo e DiRi sono comunque molto simili. Entrambi i documenti contengono dati e allegati. Nello specifico, informazioni precise sul tipo di impianto, riferimenti al tecnico che l’ha realizzato (per la DiCo), sui materiali di cui l’impianto è composto, sulla coerenza alle norme vigenti. Nondimeno, il documento contiene il progetto, lo schema e la ricevuta di iscrizione alla Camera di Commercio dell’impresa che ha realizzato le modifiche o l’impianto medesimo.
Come risparmiare sui costi della certificazione degli impianti idraulici?
Una domanda a questo punto sorge spontanea: quanto costa il certificato di conformità dell’impianto idraulico? Di norma costa poco, ma il prezzo cambia in base alla grandezza dell’immobile e quindi alla complessità dell’impianto medesimo. A dire il vero cambia anche in base alla politica di prezzo del tecnico o dell’impresa. Alcune, molto banalmente, sono più esigenti di altre.
Nella migliore delle ipotesi (immobili piccoli, tecnico/impresa poco esigente) si spendono 80 euro. Nella peggiore delle ipotesi (immobili grandi, tecnico/imprese molto esigente) si superano i 500 euro.
Il fatto che buona parte dei prezzi sia influenzata dall’approccio del singolo è un aspetto positivo in quanto segnala una certa variabilità e, di conseguenza, la possibilità di risparmiare.
Come procedere? Semplice, brandendo con saggezza i preventivi. Si tratta di raccogliere minimo 2 e massimo 4 preventivi, analizzarli, confrontarli ed estrarre da questo mini-paniere l’offerta più conveniente.
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