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Il settore arredo Made in Italy fa i conti con la politica protezionistica a stelle e strisce. I dazi al 15% minacciati dagli Stati Uniti rischiano di far lievitare i prezzi al consumo e intaccare la competitività delle imprese italiane. Ecco cosa sta succedendo e quali sono le possibili contromisure.
Dazi USA sul Made in Italy: il comparto arredo rischia grosso
Il settore dell’arredamento italiano, uno dei pilastri del Made in Italy, è nel mirino delle nuove misure protezionistiche annunciate dagli Stati Uniti. Secondo quanto trapelato, i dazi del 15% potrebbero entrare in vigore già da agosto 2025. Insomma, si attende un colpo basso a un comparto che vale miliardi di euro e che occupa decine di migliaia di addetti.
L’Italia è infatti il quinto fornitore mondiale di arredi per il mercato americano, un partner strategico per la nostra economia. In gioco c’è molto più di una semplice voce doganale: si tratta di un mercato chiave, con numeri da capogiro. Il valore dell’export italiano di arredi verso gli USA si aggira sui 1,7 miliardi di euro, cosa che gli Stati Uniti il secondo mercato per il settore (primo al di fuori dell’Unione Europea).
Le imprese del comparto arredo Made in Italy, rappresentate da FederlegnoArredo, stanno valutando con attenzione come reagire. Il presidente Claudio Feltrin, intervenuto al programma Focus di Radio 24-Il Sole 24 Ore TV, ha sottolineato che il problema principale oggi è l’incertezza.
I prezzi dell’arredo Made in Italy: ecco l’effetto reale dei dazi USA
L’introduzione dei dazi avrà effetti tangibili anche sul portafoglio dei consumatori finali. Le prime stime parlano di un possibile aumento dei prezzi al dettaglio del 6%, una ricaduta diretta del dazio all’importazione Una cifra che, pur non essendo drammatica, rischia di ridurre la competitività dell’arredo italiano rispetto ai concorrenti globali.
Secondo FederlegnoArredo, dopo un marzo positivo (con un +4,8% nelle esportazioni verso gli USA rispetto allo stesso mese del 2024), i mesi successivi hanno evidenziato segnali di incertezza: aprile ha registrato un modesto +1,4%, mentre maggio ha segnato un calo preoccupante del 6,6%.
Dati che confermano come il solo annuncio dei dazi stia già influenzando il mercato dell’arredo Made in Italy, con aziende e importatori americani che attendono risposte chiare prima di pianificare nuovi ordini o investimenti.
Il cambio euro-dollaro e il rischio svalutazione fino al 25%
Al di là dei dazi, c’è un’altra variabile che potrebbe complicare ulteriormente lo scenario: l’andamento del cambio euro-dollaro. Dall’inizio del 2025, il dollaro ha perso circa il 13% del suo valore rispetto all’euro, e gli analisti temono che la svalutazione possa raggiungere il 20-25% entro la primavera del 2026. Un trend che, secondo Feltrin, sarebbe ancora più dannoso dei dazi stessi.
Una moneta americana più debole riduce infatti il potere d’acquisto degli importatori USA, rendendo i prodotti italiani meno competitivi non per motivi di qualità, ma per una semplice questione di prezzo finale.
“Non è l’ideale – conclude Feltrin – ma il dazio, se gestito, è almeno un ostacolo prevedibile. Il cambio sfavorevole, invece, è una minaccia più insidiosa perché può sfuggire al controllo delle imprese.”
In attesa di un possibile accordo tra Unione Europea e Stati Uniti, il comparto arredo Made in Italy osserva con attenzione gli sviluppi. Nel frattempo, si moltiplicano gli sforzi per diversificare i mercati e ridurre la dipendenza da un singolo paese. Il Made in Italy si prepara, ancora una volta, a difendere la sua eccellenza sui mercati globali.