18 Luglio 2025
Blog.Edilnet.it »» EdilNet News - Le notizie del giorno »» La casa da 320 euro sconvolge il mercato immobiliare: rivoluzione o goccia nel mare?
Casa mobile prefabbricata stile Tata Nano House con pannello solare sul tetto, struttura rialzata su palafitte e interni visibili attraverso la porta aperta.

La Tata Nano House: realtà o illusione? Aveva promesso di rivoluzionare l’abitare accessibile, ma il sogno si è scontrato con una realtà troppo complessa. Il modello indiano può risolvere la crisi abitativa in Italia?

 

Cos’è la Tata Nano House?

 

Immaginate di poter comprare una casa a un prezzo inferiore a quello del vostro ultimo smartphone. Sembra una provocazione da bar, vero? Ebbene, nel 2009, il colosso indiano Tata Group ci ha provato con la Tata Nano House, una proposta abitativa prefabbricata che costava l’equivalente di appena 320 euro.

 

Un’idea così audace che i moduli di prenotazione si esaurirono in soli due giorni, con oltre 3.500 richieste a fronte di poche centinaia di unità disponibili. Il concept nasceva dalla medesima filosofia che aveva dato i natali all’auto Nano, l’utilitaria da “meno di un iPad”: rendere l’inaccessibile a portata di tutti.

 

Il kit base della Nano House prometteva una mini-abitazione di 20 metri quadri, completa di tetto, porte, finestre e pannelli prefabbricati, assemblabili da chiunque in meno di una settimana, senza nemmeno la necessità di distinguere un martello da un’incudine. La versione “premium”, da 30 metri quadri, osava persino una veranda e un pannello solare sul tetto, il tutto a un prezzo che, incredibile a dirsi, restava inferiore a quello di una Smart TV di fascia media.

 

Il segreto della sostenibilità e del costo irrisorio risiedeva nei materiali. Le pareti della Nano House erano realizzate con fibra di cocco e juta, risorse abbondanti in India e dotate di notevoli proprietà isolanti. Materiali innovativi naturali, biodegradabili, che non solo tagliano i costi, ma risolvono anche il problema dello smaltimento a fine ciclo vita.

 

La fibra di cocco, estratta dal guscio delle noci, offre resistenza all’umidità e alle intemperie, mentre la juta garantisce flessibilità e robustezza strutturale. Insieme, promettevano una casa con una vita utile di vent’anni, un lasso di tempo più che dignitoso per l’investimento richiesto.

 

Il sogno infranto della Tata Nano House

 

Produrre case a 320 euro su scala industriale, come la Nano House, si è rivelato un grattacapo logistico e burocratico. Se anche solo l’1% delle famiglie bisognose avesse richiesto una Nano House, si sarebbe parlato di oltre 600.000 abitazioni. Un’impresa che va ben oltre le capacità di una singola azienda, richiedendo terreni, autorizzazioni e tecnici specializzati.

 

Nonostante le sfide epocali, il progetto Tata Nano House, per quanto una “goccia nell’oceano” della crisi abitativa indiana, ha acceso una scintilla importante. Ha dimostrato che un approccio radicalmente diverso all’edilizia economica è non solo possibile, ma necessario.

 

Soluzioni come la prefabbricazione e la modularità sono sempre più considerate una via maestra per l’edilizia sostenibile e accessibile a livello globale. Esse offrono vantaggi in termini di tempi di costruzione ridotti, costi contenuti, controllo qualità migliorato e impatto ambientale minimizzato.

 

In Italia la casa “low-cost” è possibile?

 

Se il concetto di “low-cost” in India si misurava in centinaia di euro, nel Bel Paese il panorama delle case prefabbricate economiche assume tutt’altri contorni, pur mantenendo promesse di efficienza e sostenibilità. Dimentichiamoci la Tata Nano House da 320 euro: in Italia, i costi per una casa prefabbricata “chiavi in mano” partono indicativamente da 1.500-1.650 euro al metro quadro.

 

Le “case in kit” o modulari, spesso in legno, promettono rapidità di costruzione (3 mesi o pochi giorni, a seconda dell’opzione scelta tra “chiavi in mano” o “grezzo avanzato”) e un risparmio stimato tra il 15% e il 35% rispetto all’edilizia tradizionale. Tuttavia, anche da noi, le sfide non mancano: la necessità di un terreno idoneo, l’ottenimento di permessi e autorizzazioni comunali, e la logistica di trasporto dei moduli, rendono il processo più complesso di un semplice “assembla e abita”.

 

La battaglia per un’abitazione dignitosa e per risolvere l’emergenza casa è tutt’altro che vinta, ma la “casa da 320 euro” ha aperto una breccia. E a volte, per innescare un cambiamento, basta proprio una scintilla… al prezzo giusto.

 

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