22 Novembre 2024
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La storia infinita: per le opere incompiute in Italia servono 1,2 miliardi di euro
Le opere non finite in Italia rappresentano una piaga per il territorio e per le casse dei contribuenti. Ecco qual è la situazione attuale e alcuni consigli per conciliare business, risparmio e legalità.

Due concetti non trovano corrispettivo fuori dai nostri confini: ecomostro ed opere incompiute. Parliamo di strutture che cementificano il territorio senza alcun rispetto per la legalità, o che rappresentano un enorme spreco di denaro pubblico. In ogni caso, comunità civile e ambiente pagano il conto salato.

 

I costi delle opere “infinite”

 

L’abusivismo edilizio è una piaga che deriva da appalti poco trasparenti e da un modus operandi diffuso, come dimostra anche l’indagine Mare Monstrum di Legambiente. Ma oltre agli abusi edilizi, un’altra categoria peculiare in Italia sono le opere non finite: ovvero lavori edili autorizzati ma rimasti incompiuti.

 

Il catalogo comprende: edifici per edilizia popolare e sociale, strade, ponti e investimenti di mera speculazione edilizia.

 

Una stima a ribasso calcola in 1,2 miliardi di euro i costi per il completamento delle 373 opere non finite censite nell’anagrafe delle opere incompiute del Ministero delle Infrastrutture.

 

Dal database è possibile individuare anche perché questi lavori sono rimasti sospesi nel Limbo:

 

  • 40% (153 casi): mancanza di fondi necessari per completamento dell’opera;

 

  • 30% (115 casi): problemi tecnici;

 

  • 18% (69 casi): fallimento o recesso contrattuale dell’impresa;

 

  • 6% (21 opere): approvazioni di norme tecniche o disposizioni di legge che hanno bloccato il progetto;

 

  • 4% (15 opere): decadimento di interesse a portare a termine l’intervento;

 

  • 2% (6 opere): concomitanza di più cause.

 

Ecomostri e opere non finite: 5 esempi di mala edilizia italiana

 

I campioni dell’abusivismo edilizio sono senza dubbio gli ecomostri: una piaga per l’ambiente, per la società civile, ma anche per il comparto edile nazionale.

 

Quest’ultimo, infatti, si trova a fronteggiare situazioni, come appalti poco trasparenti e scontati, nei quali l’assoluta mancanza di rispetto normativo lede la corretta competitività del mercato.

 

  • Città dello sport di Tor Vergata a Roma: una ghost town costata finora ai cittadini oltre 607 milioni di euro. Dell’intero progetto resta solo lo scheletro della Vela di Calatrava. I fondi del Giubileo 2025 potrebbero rappresentare un’occasione di riqualificazione dell’area e di completamento dell’opera;

 

  • Hotel Fuenti: è stato il primo edificio per il quale si è usata la parola ecomostro. Sorgeva a Vietri sul Mare, in costiera amalfitana, ed è stato demolito nel 1999;

 

  • Lavatrici del Prà: questi edifici popolari a Genova non si possono abbattere e sono oggetto di riqualificazione energetica e trasformarli da ecomostro a modello di edilizia sostenibile;

 

  • Promontorio Pizzo Sella: un comprensorio di 200 villette realizzate dalla mafia a Palermo. Di esse soltanto 14 sono state demolite per totale difformità, le altre sono diventate oggetto di interventi di abbellimento da parte della comunità artistica;

 

  • Teatro Popolare di Sciacca (Agrigento): concorre per il record mondiale di massima durata della dicitura “chiuso temporaneamente”. Il progetto, iniziato nel 1978, è andato avanti tra sospensioni e incompiutezze ed è oggi un simbolo delle “opere infinite”.

 

Difendersi dai rischi di abusivismo e di opere non finite: le buone pratiche per cittadini e imprese

 

Perché le scorciatoie in edilizia non sono casi isolati?

 

Non comunicare interventi di ristrutturazione della casa o di aumento di volume, per esempio, taglia i costi legati a titoli abilitativi e certificazioni e abbrevia i tempi.

 

Così sulla carta, perché committenti e imprese edili che operano in modo illegale vanno incontro a responsabilità civili e penali. Se non basta questo spauracchio, è utile sapere che le spese per la regolarizzazione delle opere o la loro demolizione sono talmente ingenti da risultare spesso insostenibili.

 

Per conciliare le esigenze del business dell’impresa e quelle di risparmio del cliente, è utile tenere a mente due linee di azione di base:

 

 

  • Per i clienti: rivolgersi a tecnici abilitati per una consulenza nella fase progettuale (autorizzazioni, documentazione etc.). Ugualmente è imprescindibile assicurarsi che l’impresa edile operi nel rispetto della normativa edilizia in termini di sicurezza, di certificazione dei materiali e di smaltimento dei rifiuti.
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