14 Novembre 2025
Blog.Edilnet.it »» EdilNet News - Le notizie del giorno »» Il Ponte dell’archistar è un buco nero di denaro pubblico, ma nessuno si indigna
Il ponte della Costituzione di Calatrava sul Canal Grande a Venezia visto dall’alto, con il canale trasformato in un vortice di banconote che simboleggia lo spreco di denaro pubblico.

A Venezia il Ponte della Costituzione doveva essere il biglietto da visita della città contemporanea. È diventato, tra ovovia fantasma, gradini di vetro da cambiare e costi che esplodono, il perfetto manuale di come sprecare il denaro pubblico.

 

Ponte della Costituzione: icona di design o incubo per i conti?

 

Sul Canal Grande a Venezia doveva svettare il simbolo della città del futuro: il Ponte della Costituzione, firmato dall’archistar spagnola Santiago Calatrava. Un progetto approvato nel lontano 1996, celebrato come incontro perfetto tra estetica e funzionalità. In teoria.

 

In pratica, quel ponte è diventato soprattutto un caso di scuola su come un’opera pubblica possa trasformarsi in un buco nero di soldi, tempo e credibilità. Il primo preventivo parlava di poco meno di 4 milioni di euro. Nel corso degli anni, fra varianti, rinvii, contenziosi e indecisioni politiche, il conto finale è lievitato fino a circa 12 milioni: tre volte tanto.

 

Nel frattempo, il cantiere si è trascinato per 2.052 giorni invece dei 456 previsti, come se non si stesse costruendo un attraversamento pedonale ma un tratto di autostrada. È paradossale: il Ponte della Costituzione che avrebbe dovuto dimostrare al mondo la capacità italiana di realizzare opere d’avanguardia si è trasformato in un monumento permanente alle inefficienze della macchina amministrativa.

 

Ovovia fantasma e gradini di vetro: una storia senza fine

 

Il capitolo più surreale è quello dell’ovovia per i disabili. Installata nel 2013 con l’obiettivo dichiarato di migliorare l’accessibilità del Ponte della Costituzione, è costata circa 2 milioni di euro. Peccato che non abbia mai funzionato davvero come avrebbe dovuto e che lo stesso Calatrava non fosse favorevole a quell’aggiunta. Ora il Comune ha deciso di smontarla: altri 60mila euro e un mese di lavori per cancellare un errore che non ha risolto i problemi delle persone con disabilità.

 

Poi c’è il tema dei famigerati gradini in vetro. L’idea scenografica era chiara: dare al ponte un aspetto leggero e contemporaneo. Il risultato, però, è stato un percorso a ostacoli, spesso scivoloso, dove umidità e ghiaccio hanno provocato cadute e incidenti a catena. A questo si sono aggiunte rotture e usura dovute all’uso intensivo del ponte, uno dei varchi più frequentati sul Canal Grande.

 

Così, anni dopo l’inaugurazione del 2008, si è arrivati alla decisione di sostituire i 284 gradini in vetro con materiale lapideo, meno scenografico ma più sicuro. Il Comune ha affidato lo studio di fattibilità a un altro studio di progettazione e ha messo in conto circa 1,4 milioni di euro per l’intervento, più 100mila euro per l’incarico professionale. Tempi previsti: dai quattro ai sei mesi di lavori. Adesso, la Soprintendenza dovrà pronunciarsi sui materiali e sulle soluzioni per migliorare ancora l’accessibilità, magari con rampe più sensate dell’ovovia fantasma.

 

Quanto ci costa davvero il ponte di Calatrava?

 

Il Ponte della Costituzione non è solo costato molto più del previsto in fase di costruzione. Continua a drenare risorse ogni anno. Per monitorare la struttura, verificare lo stato dei materiali e garantire un livello accettabile di sicurezza, servono circa 167mila euro l’anno. Una cifra che, da sola, racconta quanto fragile sia l’equilibrio tra la voglia di opere iconiche e la realtà della loro gestione quotidiana.

 

Basta un confronto semplice: Venezia conta circa 400 ponti. Se tutti avessero costi di manutenzione paragonabili a quelli del Ponte della Costituzione, il bilancio della città salterebbe in aria. Eppure, nonostante il caso sia noto da anni, la tentazione di ripetere lo schema “archistar + progetto spettacolare + varianti infinite” sembra resistere, come se la lezione non fosse mai stata davvero metabolizzata.

 

Nel frattempo, il cittadino paga. E ogni volta che attraversa il “ponte degli sprechi”, si ritrova a camminare non solo sopra il Canal Grande, ma sopra anni di errori che nessuno sembra voler davvero assumere come responsabilità.

 

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