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Cos’è il Decreto Inerti 2024?
Il “Decreto end of waste” una volta in vigore andrà a regolare il ciclo dei rifiuti inerti da costruzione e demolizione, abrogando la prima versione del testo.
La viceministra dell’Ambiente Vannia Gava, parla sui social di una svolta epocale, mentre per l’Associazione Nazionale Produttori Aggregati Riciclati (ANPAR) restano ancora alcuni nodi da sciogliere.
Il nuovo regolamento è quindi stato firmato dal Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ed è pronto per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
In esso sono definiti i parametri che permettono di considerare i rifiuti inerti da costruzione e demolizione di origine minerale, sottoposti a adeguato processo di recupero, come ‘end of waste’: un prodotto riutilizzabile sul mercato per sostituire altri inerti naturali.
Nel testo, nato dal confronto tra MASE, ISPRA e operatori del settore, sono altresì indicati espressamente gli scopi per i quali l’aggregato recuperato potrà essere utilizzato.
A tal fine, si prevede che produttore il progetti e metta in atto un sistema idoneo per dimostrare il rispetto dei criteri stabiliti nel regolamento, ivi compresi il controllo della qualità e l’automonitoraggio.
Cosa cambia con il Decreto Inerti rispetto alla normativa precedente?
Il Decreto End of Waste sostituisce il precedente decreto 152/2022 del Ministero dell’Ambiente, in vigore dal 4 novembre 2022.
La normativa, giudicata troppo restrittiva, è stata a lungo oggetto di critiche da parte delle imprese edili, in particolare per i limiti sui contaminanti negli aggregati recuperati. Criticità superata con il nuovo Decreto Inerti.
Ciononostante, i rappresentanti di ANPAR e delle associazioni di categoria ritengono necessario effettuare una messa a punto tecnica del nuovo testo. Si punta l’attenzione sui limiti massimi di concentrazione consentiti per l’impiego degli aggregati recuperati nelle opere di riempimento stradale.
Questa attività rappresenta un asset di mercato essenziale in un settore che produce annualmente oltre 60 milioni di tonnellate di aggregati recuperati e che ha un tasso di riciclo superiore all’obiettivo europeo dell’80%.
“Durante i ventiquattro mesi previsti per il monitoraggio speriamo sia possibile correggere anche le ultime incongruenze ancora presenti nel decreto. Tali incongruenze rischiano di vanificare il lavoro svolto dal MASE e dalle associazioni durante i mesi di confronto”, hanno fatto sapere da ANPAR.
L’iter normativo e le dichiarazioni della viceministra Gava
Entro i 24 mesi successivi all’entrata in vigore del Decreto Inerti, il Ministero dell’Ambiente analizzerà i dati di monitoraggio raccolti attraverso ReCER (Registro nazionale delle autorizzazioni al recupero) e, se necessario, provvederà alla modifica dei criteri per la cessazione della qualifica di rifiuto.
Per la viceministra Gava, il decreto avrà un impatto positivo su diverse filiere, tra le quali quella estrattiva, cementizia, delle costruzioni e demolizioni, della produzione di bitumi e calcestruzzi. Settori che hanno un peso nell’economia italiana.
Il recupero della cosiddetta “materia prima seconda” è strategico in un Paese carente di materie prime e permette di raggiungere vari obiettivi dell’economica e dell’edilizia circolare, come il supporto alle imprese e la tutela ambientale.