5 Febbraio 2025
Blog.Edilnet.it »» EdilNet News - Le notizie del giorno »» Il Ponte sullo Stretto conta di più della casa degli italiani: la Manovra 2025 è giusta?
immagine ipotetica di un rendering del ponte sullo stretto di Messina

Tra le tante le misure contenute nel testo finale della manovra finanziaria spicca la rimodulazione al ribasso per i bonus e la pioggia di fondi per il Ponte sullo Stretto. I cantieri però restano al palo…

 

Come cambiano i bonus edilizi nel 2025?

 

La Manovra Finanziaria 2025 è stata approvata in via definitiva dal Senato il 28 dicembre, attraverso il voto di fiducia. Spiccano alcuni provvedimenti destinati ad alimentare polemiche politiche e sociali, come i miliardi stanziati per il Ponte sullo Stretto e i tagli ai bonus casa. Ecco in sintesi le principali novità.

 

Per chi intende effettuare lavori di ristrutturazione, la detrazione scende al 50% per l’abitazione principale e al 36% per le altre proprietà, con un tetto massimo di spesa fissato a 96.000 euro. Cambiano anche le regole per Ecobonus e Sismabonus, che vedranno le stesse percentuali applicate senza distinzione tra prima e seconda casa. Il Superbonus, invece, mantiene un’aliquota al 65%, ma solo per chi ha presentato la Cilas o le delibere condominiali entro il 15 ottobre 2024.

 

Confermati anche il bonus barriere architettoniche al 75% per tutte le spese sostenute nel 2025 e il bonus mobili ed elettrodomestici (al 50%), ma con tetto di spesa ridotto a 5.000 euro. Esclusi dagli incentivi gli interventi per caldaie alimentate da combustibili fossili.

 

La Manovra premia il Ponte sullo Stretto

 

Tra le misure più controverse della manovra figura il finanziamento per il Ponte sullo Stretto di Messina. L’opera, che sembra diventare ogni anno più costosa, riceve un ulteriore incremento di 1,4 miliardi di euro, portando il totale stimato a 13 miliardi. La cifra è frutto di una rimodulazione dei Fondi di Sviluppo e Coesione (FSC), una scelta che ha sollevato non poche critiche da parte dell’opposizione.

 

Nonostante l’approvazione definitiva della manovra, i lavori restano al palo. Per avanzare, il progetto necessita del via libera della Commissione Europea, bloccato dalle prescrizioni ambientali su aree sensibili come Ganzirri e Capo Peloro. Intanto, per le opere accessorie legate al Ponte, sono stati stanziati 500 milioni di euro, ripartiti tra il 2027 e il 2030, mentre l’adeguamento della statale Jonica beneficia di ulteriori 270 milioni per coprire costi di progettazione e prescrizioni tecniche.

 

Soldi sì, cantieri zero

 

Intanto però i soldi per il Ponte sullo Stretto restano utili sulla carta perché l’iter progettuale è ancora lontano dalla conclusione. Dopo la riunione del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, si attende a inizio 2025 l’arrivo della deroga della Commissione Europea, necessaria per superare i vincoli ambientali e dare il via ai lavori.

 

Ecco perché, ad oggi, la data per i primi cantieri non è ancora ipotizzabile: mancano le autorizzazioni preliminari, l’approvazione del progetto definitivo e la risoluzione di contenziosi legali che vedono contrapposti lo Stato e alcuni comitati locali e Comuni della zona.

 

Insomma, la “prima pietra” è ancora in là da venire. Mentre lo scontro politico si accende e la questione contrappone chi sostiene l’urgenza dell’opera e chi la ritiene un inutile spreco di risorse pubbliche.

 

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