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Case mobili nei campeggi: da quest’anno cambiano le regole sull’autorizzazione paesaggistica. Ecco cosa comporta il nuovo regolamento, chi ci guadagna e chi rischia di sbagliare.
Autorizzazione paesaggistica case mobili: come funziona adesso?
Il turismo all’aria aperta è in pieno fermento e bungalow e case mobili sono diventate la spina dorsale di molti campeggi e villaggi turistici. Motivo per cui, chi sta progettando di aprire un campeggio o sta valutando un nuovo allestimento, sarà felice di una nuova semplificazione molto attesa (che rientra nel pacchetto di modifiche al D.P.R. 31/2017).
In pratica, nelle strutture ricettive già autorizzate come “aree attrezzate” con utenze elettriche, idriche e fognarie, l’installazione di case mobili, caravan e autocaravan non richiederà più un’autorizzazione paesaggistica singola per ogni unità.
Non è un “liberi tutti”: l’esclusione dagli obblighi si applica solo se le unità sono temporanee, rimovibili, non ancorate in modo permanente al suolo e collegate alle reti tecnologiche tramite sistemi reversibili. Tradotto: niente plinti che rendono la struttura parte integrante del terreno, niente allacci “definitivi” che trasformano l’ospite stagionale in residente. Il beneficio? Meno burocrazia e tempi più rapidi per gli operatori, che non dovranno più rincorrere un fascicolo per ogni casetta.
Requisiti per l’esenzione dall’autorizzazione
Per rientrare nell’Allegato A (e quindi nell’esclusione dall’autorizzazione singola) servono condizioni puntuali. Le più importanti:
- carattere temporaneo e stagionale dell’installazione;
- amovibilità effettiva, senza ancoraggi permanenti al terreno;
- collegamenti alle reti reversibili e disattivabili senza opere invasive;
- rimozione integrale delle unità alla cessazione dell’attività ricettiva.
Attenzione alle “zone grigie”: anche una casa su ruote può diventare, di fatto, un manufatto stabile se fissata con opere permanenti o se interconnessa alle utenze con trincee e pozzetti non reversibili. In quel caso possono servire CILA o SCIA, o addirittura il Permesso di costruire, in base alla trasformazione del suolo e alla consistenza dell’intervento.
Ricordiamolo: la semplificazione riguarda le case mobili già inserite in strutture autorizzate come aree attrezzate; la creazione o l’ampliamento di quelle infrastrutture resta soggetta ad autorizzazione paesaggistica semplificata. Per evitare passi falsi, la consulenza con i professionisti di case mobili e prefabbricati in legno è utile a reperire informazioni per un acquisto e un montaggio sicuro e conforme.
Casette mobili e container: quando serve ancora il via libera (esempi reali)
Immagina un campeggio in area costiera vincolata, già autorizzato come area attrezzata con rete elettrica, idrica e fognaria. Con le novità, l’operatore può installare più case mobili senza chiedere un’autorizzazione paesaggistica per ciascuna, a patto che le unità restino stagionali, facilmente rimovibili, non ancorate e che gli allacci siano reversibili. È il caso “virtuoso” che la riforma vuole agevolare: più ricettività, meno carta, nessuna compromissione duratura del paesaggio.
Diverso il discorso per i container abitativi, spesso proposti come soluzioni “smart”. Nella pratica, per peso, ingombro e modalità d’ancoraggio, i container diventano di regola installazioni stabili, difficilmente rimovibili senza opere. Risultato: in aree vincolate l’autorizzazione paesaggistica resta necessaria, così come – se c’è trasformazione del suolo – il relativo titolo edilizio.
Quando, poi, non si opera all’interno di una struttura ricettiva già autorizzata, l’asticella si alza: la singola casa mobile su terreno privato in vincolo paesaggistico richiede il passaggio autorizzativo, anche se su ruote, anche se “temporanea” nelle intenzioni. E lo stesso vale se dentro il campeggio l’unità mobile viene “stabilizzata” a posteriori: platea, tirafondi, allacci permanenti, residenza… tutti segnali che riportano l’intervento sotto procedura.
E se una casa mobile è già lì ma “fuori regola”? In scenari mirati può esistere la via della sanatoria paesaggistica, ma i requisiti sono stringenti e la valutazione tecnica è decisiva. Per questo, prima di intraprendere lavori o acquisti, conviene costruire un piccolo “dossier di conformità” con planimetrie, foto, schede tecniche e pareri preventivi: costa poco e può evitare sanzioni o rimozioni forzate.