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Petroldollari sauditi per infrastrutture da record. L’Arabia Saudita ha lanciato il più grande piano di sviluppo del mondo. E l’Italia? C’è! Webuild, Ita Airways, Autostrade per l’Italia, Leonardo, FS, Pirelli pronte a firmare commesse con zeri che contano.
Cosa stanno costruendo i sauditi e perché l’Italia è al tavolo?
Il recente vertice bilaterale tra il vicepremier e ministro Matteo Salvini e il suo omologo saudita Saleh Al-Jasser ha portato alla ribalta il già chiacchierato ‘Rinascimento arabo’. L’Arabia Saudita avanza a colpi di progetti che sembrano fantascienza, ma che hanno firme, cantieri, budget e date di consegna.
Si parte da Neom, la megalopoli nel deserto dal valore monstre di 500 miliardi di dollari, con la futuristica The Line, città lineare lunga 170 km, alimentata al 100% da fonti rinnovabili e uno stadio sospeso a 350 metri dal suolo.
Poi c’è l’aeroporto internazionale di Riyadh, 33 miliardi per ospitare 185 milioni di passeggeri l’anno e gestire 3,5 milioni di tonnellate di merci. E ancora la metropolitana della capitale, lunga 176 km, su 6 linee: investimento da 23 miliardi. La costruzione del più grande edificio cubico del mondo, il Centro Murabba, con un budget di 50 miliardi. Solo per citare i più spettacolari.
Ma la lista continua: ferrovie ad alta velocità, nuovi porti turistici, resort di lusso sul Mar Rosso, hub culturali e parchi tematici da centinaia di milioni. Non è urbanistica: è strategia geopolitica. L’Arabia Saudita mira a diventare il centro economico, turistico e logistico del mondo.
Quanto vale l’asse Italia Arabia Saudita?
Che l’Italia ci creda (e ci speri) lo confermano i numeri: secondo Confindustria, nel 2024 le esportazioni italiane verso l’Arabia Saudita hanno raggiunto i 6,2 miliardi di euro, con un aumento del 27,9% rispetto al 2023 (il valore più alto dal 2017).
A guidare la crescita, i macchinari industriali, ma anche trasporti, tecnologie, infrastrutture. Il saldo della bilancia commerciale è favorevole all’Italia per 2,1 miliardi di euro.
E con i progetti sauditi che puntano al 2030, la finestra per firmare contratti e conquistare commesse è adesso. Per questo il recente vertice bilaterale si è chiuso con una stretta di mano e un invito ufficiale per Al-Jasser alla cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici Milano-Cortina 2026. Un gesto simbolico? Forse. Ma in diplomazia, ogni passerella è una porta per gli affari.
Progetto |
Investimento (mld $) |
Obiettivo / output |
---|---|---|
Neom (The Line, stadio, città futuristica) |
500 |
Città futuristica, energia rinnovabile, stadio sospeso |
Centro Murabba con Mukaab |
50 |
Grattacielo cubico, 104k unità residenziali |
Aeroporto di Riyadh |
33 |
185 mln passeggeri, 3,5 mln tonn merci annui |
Metropolitana di Riyadh |
23 |
6 linee, 176 km, estensioni previste |
Diriyah Gate |
22 |
Sviluppo urbano e culturale UNESCO |
Red Sea Global Project |
16 |
Hotel di lusso, crociere sul Mar Rosso |
L’Italia esporta know-how nei progetti più costosi al mondo
Alla tavola rotonda Italia Arabia Saudita il messaggio è stato chiaro: c’è spazio per le imprese italiane, ma bisogna correre. E portare competenze. Presenti alcuni dei nomi più solidi del tessuto industriale nazionale:
- Webuild, leader globale nelle grandi opere;
- Leonardo, pronto a fornire tecnologia e sicurezza;
- Hitachi Rail (già operante in Italia) e Ferrovie dello Stato, pronte a inserirsi nei nuovi corridoi ferroviari;
- Iveco e Mermec, interessate alla mobilità pesante e intelligente;
- Pirelli, per la logistica e le flotte
- Italconsult, Lucchini RS, Trevi, Arsenale, Almaviva, solo per citarne alcune.
Non mancano i big dei servizi: Poste Italiane, Atac, ATM, addirittura ITA Airways in cerca di nuove tratte e alleanze. Insomma, c’è una fetta d’Italia pronta a capitalizzare l’onda dei petroldollari, offrendo servizi di ingegneria, gestione, trasporti, infrastrutture e know-how tecnico. E se in Italia i cantieri stagnano, l’export di competenze può diventare l’unica grande opera davvero realizzata.