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In Italia mancano 635.000 abitazioni accessibili. Qui non parliamo di barriere architettoniche, ma economiche. Vediamo quali sono le proiezioni (pessime) per il piano per l’housing del futuro nel nostro Paese.
Casa per tutti: quanto tempo ci vorrà davvero?
Casa per tutti entro il 2.555 in Italia! Eh sì, sembra una battuta di pessimo gusto e invece è aritmetica. Finora, in vent’anni, abbiamo costruito 24.000 unità di edilizia accessibile (affordable housing). Questo significa circa 1.200 abitazioni l’anno.
E dato che il fabbisogno stimato è di 635.000 alloggi, al ritmo attuale ci servirebbero più di cinque secoli per colmare il gap. Insomma, mettiamoci comodi: il 2.555 potrebbe essere l’anno buono per il “Piano Casa”. A lanciare l’allarme è Assoimmobiliare, che ha anche fatto i conti: 170 miliardi di euro è l’investimento necessario per dare una sterzata all’emergenza casa che attanaglia l’Italia.
E non si parla solo di nuove costruzioni, ma anche di riqualificazione edilizia, specie nelle città dove gli affitti sono già un incubo da tempo.
Numeri chiave sull’housing accessibile in Italia
Dato |
Valore |
Nuove abitazioni necessarie |
635.000 |
Investimenti stimati housing accessibile |
170 miliardi € |
Appartamenti sociali già realizzati |
24.000 |
Progetti in pipeline (prossimi 3 anni) |
250.000 mq |
Obiettivo Legacoop Abitanti |
20.000 alloggi in 10 anni |
Contributi attesi (PNRR, Bei, fondi UE) |
Variabili, in ridefinizione |
Che fine ha fatto l’affordable housing?
Non è una domanda retorica. O forse sì, ma solo perché conosciamo già la risposta: in Italia servono molte nuove costruzioni abitative che siano a portata di tasca anche, anzi soprattutto, per famiglie “normali” e soggetti più vulnerabili.
Dei circa 24.000 appartamenti di edilizia sociale, metà sono stati realizzati nelle grandi città (Milano, Roma, Torino), metà nei capoluoghi minori. Ma servono risposte più strutturate. Spoiler: servono più fondi pubblici per l’housing accessibile .
Il futuro dell’housing accessibile, dicono gli esperti, si gioca su un mix di capitali pubblici e privati, magari “pazienti”, come quelli delle fondazioni bancarie o di Cdp. Aggiungiamoci la rimodulazione del PNRR, i fondi Bei, e – perché no – una mano da Bruxelles.
Ma attenzione: senza un piano coordinato e un censimento decente del patrimonio immobiliare da riqualificare, lo sforzo resta vano.
Housing accessibile: le possibili strade
Interessante la proposta di Legacoop Abitanti, che ha messo sul tavolo un’idea concreta: 20.000 alloggi a canone sostenibile in dieci anni, cofinanziati da fondi comunitari e privati non speculativi. Insomma, la ricetta per un piano housing accessibile e fattibile esiste, ma la politica (come spesso accade) ha tempi biblici.
Nel frattempo, alcune città non stanno ferme: Roma con la campagna “All We Need is Home”, Napoli, Bologna e Firenze “sono in viaggio” verso Bruxelles in cerca di alleati, grant e una spintarella geopolitica per l’housing accessibile.
Intanto, la strada per arrivare al 2.555 è lunga e, per come vanno le cose sul Pianeta, difficilmente immaginabile. Per l’edilizia residenziale sociale il tempo è scaduto: servono più fondi… e meno chiacchiere.