11 Novembre 2025
Blog.Edilnet.it »» EdilNet News - Le notizie del giorno »» L’Umbria come Dubai? Questo castello da sogno traccia la strada
Vista aerea del castello di Antognolla in Umbria con elementi moderni, piscina panoramica, auto di lusso e skyline futuristico sullo sfondo che richiama il lusso di Dubai.

Cosa bolle in pentola nel mercato degli immobili di lusso in Umbria? Fa scalpore l’acquisto del Castello di Antognolla. Non tanto per la cifra (comunque importante), quanto per il nome dell’acquirente. Ecco quanto ha speso e chi è il guru dell’élite immobiliare globale.

 

Chi ha comprato il castello di Antognolla?

 

Il Castello di Antognolla cambia padrone e entra nell’orbita emiratina: la residenza fortificata alle pendici del Tezio, con resort in sviluppo e golf di livello internazionale, è stata acquistata da Eagle Hills Properties, il veicolo d’investimenti fondato ad Abu Dhabi da Mohamed Alabbar: uno dei più potenti immobiliaristi del Medio Oriente. Il dossier, condotto nel massimo riserbo, ha avuto il closing a metà ottobre dopo le visite umbre del tycoon e gli incontri istituzionali. A vendere sono stati Andrey Yakunin e i soci di minoranza.

 

Alabbar è l’imprenditore che ha messo la firma su Burj Khalifa e Dubai Mall attraverso Emaar Properties, di cui è fondatore e managing director. Parallelamente guida Eagle Hills, piattaforma privata di sviluppo attiva in 10 paesi su tre continenti. Il suo patrimonio è stimato da Forbes in circa 2,3 miliardi di dollari. Tradotto: capitale, velocità esecutiva e capacità di orchestrare partenariati pubblico-privati.

 

Una maxi-operazione da 150 milioni di euro

 

Non parliamo “solo” di un castello: Antognolla è una tenuta che sfiora i 500 ettari, con un campo da golf già affermato e un progetto Six Senses in fase avanzata, cioè uno dei brand più ambiti dell’hôtellerie wellness di lusso.

 

È il mix – heritage, natura, sport e hotellerie – che ha convinto Eagle Hills a spingere sull’Umbria, posizionando il complesso nella fascia ultra-premium del turismo esperienziale. Dal dossier emerge che Alabbar ha incontrato la presidente regionale Stefania Proietti e la sindaca di Perugia Vittoria Ferdinandi, a conferma di un progetto di rilancio che non si limita al restauro del maniero ma mira a un ecosistema di residenze e servizi top tier.

 

Antognolla è la pedina perfetta per la strategia di Alabbar: un marchio territoriale forte ma ancora “scoperto” dal turismo di massa, su cui costruire un prodotto branded (Six Senses) ad alto valore aggiunto, in grado di dialogare con i circuiti globali del golf e del wellness di destinazione.

 

Altri acquisti in vista per Alabbar?

 

L’espansione della società di Alabbar fuori dal Golfo non è casuale, da un lato la flat tax per Paperoni aiuta gli investimenti stranieri in un’intervista a Forbes ha spiegato che, con la liquidità generata in Medio Oriente, guarda ai “grandi paesi” e a parti d’Europa per nuove acquisizioni e riqualificazioni iconiche.

 

In Italia, il suo nome è già comparso su operazioni di fascia alta: dall’ingresso (con Eagle Hills e partner) nella rinascita del Grand Hôtel des Bains al Lido di Venezia, fino all’acquisto del Grand Hotel Imperiale a Forte dei Marmi per circa 40 milioni. È il curriculum di chi entra per restare. Una cosa è certa: con il closing di ottobre e l’ingresso di Eagle Hills, Antognolla smette di essere “solo” un progetto ambizioso e diventa un test nazionale su come trasformare un heritage asset in un motore contemporaneo di sviluppo.

 

Non mancano, però, le domande scomode. Quanto “fila alta” diventerà l’offerta locale e quali meccanismi saranno adottati per evitare uno spiazzamento dei residenti sul fronte prezzi (case e servizi)? E ancora: si riuscirà a legare la filiera (artigiani, agroalimentare, outdoor, cultura) al progetto, evitando l’effetto enclave?  L’Umbria è pronta a fare da laboratorio?

 

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