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Nel 2025 il mercato delle ristrutturazioni frena bruscamente: spese in calo del 35%, cantieri in esaurimento e lo spettro del ‘nero’ si allunga sull’edilizia. A lanciare l’allarme sono i dati ufficiali dell’Agenzia delle Entrate e il report dell’ANCE. Cosa succede nel 2026?
Partenza shock del settore ristrutturazioni: investimenti giù del 35%
I dati ufficiali del Bollettino delle entrate tributarie parlano chiaro: nei primi due mesi del 2025 le famiglie italiane hanno speso 3,15 miliardi di euro per i lavori di ristrutturazione in casa, contro i 4,86 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso.
Un crollo del 35% che conferma la fine dell’era d’oro dei bonus edilizi. A determinare il calo è stato il taglio delle detrazioni fiscali previsto dalla legge di Bilancio e l’aumento della ritenuta sui bonifici “parlanti” (dall’8% all’11%).
Per trovare numeri così bassi bisogna tornare al 2021, agli albori del superbonus. Considerando l’inflazione, perfino i 2,71 miliardi del 2019 valgono di più. Il quadro è allarmante: i segnali di rallentamento non sono più solo previsioni, ma realtà.
Il 2025 ha segnato lo stop definitivo o quasi al superbonus, fatta eccezione per i cantieri già avviati e le zone terremotate. Ma i cantieri ancora aperti stanno sostenendo in parte i numeri, così come il tentativo di alcuni proprietari di anticipare lavori approfittando delle ultime detrazioni al 50%.
Bonus svaniti e cantieri fermi: ecco i risultati di scelte miopi
Secondo il Cresme, oltre il 95% dei lavori legati al superbonus è già stato completato, ma restano ancora “code” di interventi. L’Ance conferma: per il 2025 era atteso un crollo del 30% per le manutenzioni straordinarie, dopo il -22% del 2024. Colpa anche di interventi anticipati negli anni passati.
Una cosa è certa: l’effetto volano dei bonus sta esaurendo la sua spinta. Siamo agli ultimi respiri prima della chiusura definitiva. Intanto, il Paese si trova di fronte a un patrimonio edilizio che necessita urgentemente di interventi.
Secondo i dati dell’Ufficio Studi di Federcepicostruzioni, su 12 milioni di edifici residenziali, ben 9,7 milioni richiedono lavori di ristrutturazione energetica o riqualificazione edilizia. Un atteggiamento miope che rischia di compromettere non solo il valore degli immobili e blocca l’Italia nel rispetto degli impegni europei come la Direttiva Case Green.
Cosa fanno ora i proprietari? Aspettano o (peggio) pagano in nero
Il cambio di scenario è netto. Le famiglie si muovono con maggiore prudenza: lavori di ristrutturazione con pochi soldi e niente interventi superflui. Mentre, se possibile, nei condomini si rimandano i lavori.
Il bonus del 50% resta attivo solo per la prima casa, ma già nel 2026 si prevede un taglio ulteriore al 30%. Non sorprende quindi che molti preferiscano aspettare la prossima legge di Bilancio, nella speranza di nuove agevolazioni.
Nel frattempo, però, cresce un rischio tutt’altro che teorico: il ritorno dei lavori in nero. Le segnalazioni iniziano ad arrivare, anche se ancora non ci sono dati sistematizzati. Eliminare l’IVA e proporre uno sconto diretto può risultare più “conveniente”, almeno in apparenza, rispetto a una detrazione minima spalmata in dieci anni. Una deriva pericolosa, che danneggia imprese regolari e crea un clima di incertezza dannoso per l’intero comparto.