30 Giugno 2025
Blog.Edilnet.it »» EdilNet News - Le notizie del giorno »» Quanto paghiamo per i bonus edilizi? La Corte dei conti rivela la cifra shock
Uomo elegante sorride con chiave in mano davanti a casa ristrutturata, accanto a una fattura Superbonus da 86 miliardi con timbro “da pagare” insieme agli altri bonus edilizi.

I costi dei bonus edilizi continuano a gravare pesantemente sui conti pubblici: nei primi cinque mesi del 2025, già 26 miliardi di euro sono stati erosi. La Corte dei conti invoca rigore assoluto e lo stop definitivo alle proroghe.

 

Bonus edilizi arriva il conto: 86 miliardi non bastano

 

Il passato non passa mai, almeno quando si parla di finanza pubblica. I bonus edilizi – in particolare il Superbonus – continuano a pesare come un macigno sulle casse dello Stato, e la Corte dei conti lo mette nero su bianco: nei primi cinque mesi del 2025, le compensazioni fiscali hanno già toccato quota 26 miliardi di euro.

 

Una cifra monstre che equivale a una media di 5,2 miliardi al mese, ben superiore ai 3,5 miliardi mensili registrati nel 2024. Un trend che, se confermato, rischia di far saltare ogni previsione di bilancio.

 

Il colpevole principale? Il Superbonus nelle sue due versioni, Ecobonus e Sismabonus, che insieme rappresentano l’85,4% di questo disastro contabile, per un totale di 22,2 miliardi in compensazioni. Ma non è tutto: anche il bonus facciate, ormai prossimo alla pensione, continua a drenare risorse, con 1,26 miliardi già bruciati tra gennaio e maggio.

 

Secondo i dati ufficiali riportati nella relazione della Corte dei conti, dal 2020 a oggi lo Stato ha già erogato al Superbonus un assegno da 79,17 miliardi. Ma il peggio deve ancora venire: restano da coprire almeno altri 86 miliardi, senza nemmeno contare ciò che ancora manca all’appello del bonus per restaurare le facciate. Un’eredità avvelenata che si protrarrà ben oltre il 2026.

 

Perché il Governo non può più permettersi promesse

 

Con questi numeri, ogni margine di manovra si restringe. Ecco perché il Governo ha dovuto blindare i conti pubblici, rinunciando a molte delle promesse elettorali. Il sentiero tracciato dal Piano di bilancio concordato con Bruxelles è strettissimo: lo scarto tra la spesa primaria netta effettiva e quella pianificata è di appena lo 0,3% nel 2024 e 2025, e si riduce a un risicato 0,1% nel 2026. Tradotto: non c’è spazio per sgarri.

 

Il presidente di coordinamento della Corte dei conti, Enrico Flaccadoro, ha usato parole nette: mantenere questo equilibrio è vitale in un contesto internazionale segnato da incertezze economiche e tensioni geopolitiche crescenti. Ogni aumento dei tassi o rallentamento della crescita può far deragliare il fragile bilancio italiano.

 

È evidente che il governo ha scelto la strada del contenimento sui bonus edilizi. E intanto, settori chiave come la sanità pubblica vengono messi in secondo piano, aggravando fenomeni come le liste d’attesa infinite che la stessa Corte definisce “vergognose”.

 

Lo Stato non tocca le lobbies economiche?

 

Se da un lato i conti pubblici sono sotto pressione, dall’altro la gestione del patrimonio statale continua a essere tutt’altro che virtuosa. In particolare, la Corte dei conti accende i riflettori su un nervo scoperto da anni: le concessioni balneari. Dopo decenni di proroghe e rinvii, arriva una presa di posizione netta: basta rinvii, si passi subito alle gare.

 

Secondo i magistrati contabili, il decreto ministeriale per avviare la riforma è pronto e contiene anche l’adeguamento dei canoni. Ma c’è un “però”: gli aumenti previsti sono così modesti che rischiano di vanificare l’intero processo, lasciando invariata la distanza tra valore reale dei beni concessi e le entrate per lo Stato.

 

Si tratta di una questione di equità e di efficienza, ma anche di credibilità nei confronti dell’Unione Europea. Continuare a proteggere posizioni di rendita significa ostacolare l’ingresso di nuovi operatori, ridurre la concorrenza e perdere risorse pubbliche che potrebbero essere investite in settori strategici.

 

Il messaggio della Corte è chiaro: servono scelte coraggiose e tagli non soltanto ai bonus edilizi, ma anche ai privilegi, altrimenti l’Italia rischia la collisione contro un muro di non sostenibilità finanziaria.

 

Iscriviti e Resta Aggiornato
Notificami
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments