28 Aprile 2025
Blog.Edilnet.it »» EdilNet News - Le notizie del giorno »» Acciaio e cemento: l’Italia dell’edilizia sotto attacco per colpa dei dazi USA
L'effetto dei dazi di Trump sul settore edile e sul mercato immobiliare italiano.

Il conto salato dei dazi Trump arriva anche sulle nostre case: prezzi folli e cantieri al rallentatore. L’edilizia italiana paga a caro prezzo le guerre commerciali americane.

 

Dazi Trump sull’edilizia: l’America spara, l’Italia paga il conto

 

Quando Donald Trump ha deciso di alzare muri commerciali con i suoi dazi, forse non immaginava – o forse sì – che a farne le spese sarebbe stata anche l’edilizia italiana.

 

Nonostante l’Unione Europea non fosse l’obiettivo dichiarato, gli ‘effetti collaterali’ sono arrivati puntuali come una cambiale. Marmo, acciaio, legno: materie prime vitali per il nostro comparto, improvvisamente più care, più difficili da esportare e più rischiose da trattare.

 

Le aziende italiane, già strangolate da fisco e burocrazia, ora devono anche inseguire prezzi impazziti e commesse in bilico. Chi ci rimette? Sempre gli stessi: piccoli imprenditori, artigiani, cittadini.

 

L’imposizione di dazi reciproci del 20% sui prodotti europei, come deciso dall’amministrazione Trump, ha un effetto diretto su numerosi materiali da costruzione, aumentando il rischio di rincari generalizzati nei cantieri italiani.

 

Secondo le analisi, l’incidenza dei dazi potrebbe tradursi in aumenti medi dei costi di costruzione tra il 5% e il 10%, un impatto tutt’altro che marginale per un settore che già naviga tra mille difficoltà.

 

Prezzi case e ristrutturazioni: i dazi americani ci svuotano le tasche

 

Chi credeva che i dazi di Trump avrebbero pesato solo su chi commercia direttamente con gli USA non ha fatto bene i conti. E ora la realtà bussa alla porta di ogni italiano che vuole comprare un immobile o ristrutturare casa.

 

I rincari delle materie prime da costruzione (acciaio, vetro, cemento) si stanno riversando sui prezzi finali, aumentando il costo degli immobili e delle opere edili di oltre il 15% in alcune zone.

 

In particolare, materiali come alluminio, rame e acciaio, fondamentali nella realizzazione di impianti e strutture, stanno subendo rincari sensibili a seguito dell’applicazione dei dasi. A questi si aggiungono i componenti di domotica e impiantistica smart, sempre più richiesti nelle nuove abitazioni, anch’essi colpiti dalle tensioni doganali.

 

E non parliamo di lusso: parliamo di edilizia popolare, di case di periferia, di piccoli appartamenti. Anche gli interventi di ristrutturazione ordinaria, come la sostituzione di infissi, il rifacimento degli impianti elettrici o l’installazione di sistemi di risparmio energetico, risultano più onerosi: in alcuni casi, si stima un aggravio dei costi finali superiore del 10%.

 

Un disastro che nessuno ha voluto fermare, né prevedere. La mancanza di un coordinamento efficace a livello UE lascia il settore edilizio italiano esposto, senza misure di mitigazione reali per proteggere imprese e consumatori.

 

Effetti reali dei guerra commerciale: politici distratti, cittadini in trappola

 

Mentre politici e analisti si perdono in dibattiti inutili sul protezionismo, la gente comune si ritrova intrappolata in un sistema che li stritola. I dazi di Trump sull’edilizia non sono una teoria economica: sono conti da pagare e imprese che chiudono.

 

In gioco non ci sono solo i materiali tradizionali: anche il settore delle energie rinnovabili e delle abitazioni a basso consumo energetico rischia di rallentare, a causa dell’aumento dei costi per pannelli solari, batterie e sistemi intelligenti importati o basati su componenti statunitensi.

 

Il problema non è solo l’aumento dei costi: è il totale disinteresse di chi dovrebbe difendere il tessuto economico e sociale europeo. Perché continuiamo a parlare di “effetti collaterali” quando ormai è evidente che ci troviamo davanti a un attacco frontale?

 

Nonostante il comparto edilizio rappresenti circa l’8% del PIL italiano, le misure di tutela contro i dazi Made in USA si sono limitate a generiche dichiarazioni, senza interventi strutturali o piani di sostegno mirati.

 

Se non si agirà in tempi rapidi, l’effetto domino rischia di proseguire: meno lavori, meno investimenti e una nuova frenata per il mercato immobiliare italiano.

 

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