20 Novembre 2025
Blog.Edilnet.it »» EdilNet News - Le notizie del giorno »» La casa costa come un panino e un caffè al giorno: dove sta il trucco?
Giovane con panino e caffè in mano che guarda il rendering di un mini monolocale moderno in città, concetto casa low cost di Abitare Veneto

Affitti sotto i 300 euro al mese, migliaia di famiglie in difficoltà e un maxi progetto di rigenerazione con fondi pubblici e privati. Analizziamo numeri, rischi e opportunità del piano che vuole cambiare il modo di abitare in Veneto e non solo…

 

“Abitare Veneto”: ecco il ‘piano shock’ per gli affitti

 

Mini case da 20–28 metri quadri, affitti intorno agli 8-10 euro al giorno (sotto i 300 euro al mese), canoni calmierati e consumi energetici ridotti. Può sembrare la descrizione di un ostello hipster, ma in realtà è il cuore della proposta di ANCE Veneto per affrontare l’emergenza abitativa regionale.

 

Il progetto, battezzato “Abitare Veneto”, punta a rigenerare 100 edifici pubblici oggi dismessi, trasformandoli in circa 5.000 minialloggi destinati alle fasce più fragili: giovani lavoratori, studenti, famiglie monoreddito, persone in transizione abitativa. Secondo i costruttori, una massa critica di questo tipo potrebbe coprire oltre l’85% della domanda abitativa “debole” oggi scoperta.

 

Il format è quello della micro-casa tanto di moda nel Salva Casa: pochi metri quadri, ma pensati al millimetro con arredi compatti, spazi multifunzione, impianti efficienti e standard energetici elevati. L’idea è offrire un tetto dignitoso a chi oggi si gioca metà stipendio (o più) per avere una stanza, senza scivolare nella caricatura del “loculo abitativo” (come l’influencer che abita in 9 mq).

 

ANCE Veneto immagina anche una forte componente di servizi condivisi: lavanderie comuni, aree di socialità, magari qualche spazio di coworking integrato. Non solo posti letto, quindi, ma piccoli ecosistemi abitativi che possano funzionare anche come “benefit aziendale” per imprese che vogliono attrarre manodopera.

 

Sul fronte contrattuale, il modello di “Abitare Veneto” è volutamente flessibile: si va dagli affitti brevi ai mensili, fino ad accordi fino a tre anni. Una via di mezzo tra housing temporaneo e locazione classica, pensata per chi si muove spesso per lavoro o studio e non può incatenarsi a un 4+4.

 

Emergenza abitativa: la scommessa dei costruttori in Veneto

 

Per capire se questi mini monolocali siano un’idea geniale o solo un cerotto, bisogna guardare ai numeri. ANCE Veneto stima che, nei prossimi anni, in regione serviranno almeno 50.000 nuove unità abitative e circa 10 miliardi di euro di investimenti per non far esplodere del tutto l’emergenza casa.

 

Parallelamente, l’associazione parla di circa 160.000 famiglie venete in condizioni di disagio abitativo: redditi troppo bassi, canoni troppo alti, accesso al credito sempre più complesso. Un mix che rende l’acquisto di una casa poco più di un sogno a occhi aperti per gran parte dei giovani e delle coppie.

 

Il paradosso è noto: da un lato persone che non riescono a trovare casa; dall’altro edifici pubblici vuoti, ex caserme, immobili degradati che restano inutilizzati per anni. In alcuni casi la situazione sfocia anche in vicende drammatiche, con persone costrette a soluzioni precarie o improprie pur di avere un tetto sopra la testa.

 

In questo quadro, i 5.000 mini alloggi di “Abitare Veneto” non sono la soluzione definitiva (mancano comunque decine di migliaia di case), ma possono rappresentare una risposta rapida e mirata per alcune categorie particolarmente esposte.

 

Costi e opportunità per il settore edilizio

 

Fin qui tutto bello. Poi arrivano i conti, e l’entusiasmo rallenta leggermente. Per ristrutturare una casa di circa 27 mq si parla di almeno 35.000 euro di investimento. Con canoni intorno ai 300 euro al mese, il rientro economico non è esattamente fulmineo, soprattutto se consideriamo manutenzione, gestione, rischi di sfitto e inflazione dei costi di cantiere. Per questo la proposta punta chiaramente su una regia pubblico-privato:

  • il coinvolgimento di Veneto Sviluppo, la finanziaria regionale che già gestisce fondi FESR e strumenti di finanza agevolata per progetti d’investimento sul territorio
  • l’utilizzo mirato di risorse europee e PNRR per la rigenerazione urbana e l’housing sociale
  • possibili incentivi fiscali su IVA, imposta di registro e IMU per chi affitta a canone calmierato

 

Dal punto di vista delle imprese edili e dell’indotto, però, il piano “Abitare Veneto” ha almeno tre ricadute interessanti:

 

  1. Rigenerazione vera del patrimonio pubblico: non si parla di una rinfrescata alle facciate, ma di interventi strutturali, impiantistici e di riqualificazione energetica su edifici spesso obsoleti. Una filiera lunga che coinvolge progettisti, imprese, installatori, serramentisti, impiantisti.
  2. Specializzazione sul micro-spazio di qualità: progettare 20-28 mq vivibili, luminosi e ben isolati è una sfida tecnica non banale. Chi saprà proporre soluzioni salvaspazio realmente funzionali (non solo il letto a scomparsa “da catalogo”) potrà ritagliarsi una nicchia replicabile anche in altre regioni.
  3. Modello esportabile: se l’esperimento dovesse funzionare, lo schema “100 edifici pubblici → 5.000 micro alloggi calmierati” potrebbe diventare un format da copiare in altre aree del Paese dove convivono immobili vuoti e carenza di case accessibili.

 

Resta il grande interrogativo: chi mette la differenza tra i canoni calmierati e i costi reali dell’operazione? La risposta, oggi, è un mix di fondi pubblici, finanza di impatto e investitori disposti ad accontentarsi di rendimenti inferiori in cambio di un ritorno sociale misurabile.

 

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