5 Agosto 2025
Blog.Edilnet.it »» EdilNet News - Le notizie del giorno »» La casa container è il boom del futuro ma in Italia è quasi impossibile: perché?
Vista frontale di una casa container sostenibile in legno e cemento, immersa in una pineta, con ampie vetrate e tetto spiovente moderno.

Da rifiuti industriali a case green ad alta efficienza: i container navali diventano abitazioni modulari antisismiche. Ma tra direttive UE e burocrazia italiana, il sogno sostenibile rischia di restare in un limbo normativo.

 

Case-container al posto delle abitazioni tradizionali?

 

In un mondo sempre più attento alla sostenibilità, le case-container si stanno affermando come una delle alternative più concrete e innovative all’edilizia tradizionale. In Italia, a guidare questa rivoluzione è Green Living, azienda fondata dall’architetto Vincenzo Russi, che ha fatto della trasformazione di container navali dismessi il proprio core business.

 

L’idea è semplice quanto efficace: riutilizzare container usati nel trasporto merci (in genere dopo 5 anni di servizio), coibentarli e assemblarli per creare abitazioni modulari da 50 a 500 metri quadri.

 

Le soluzioni proposte sono completamente personalizzabili e adatte sia all’uso residenziale che turistico, con tempi di realizzazione ridotti (pochi mesi), necessità limitata di fondazioni in cemento armato e un risparmio economico stimato fino al 50% rispetto a una costruzione convenzionale. Un esempio concreto? Una villa container di 100 m² costa circa 80.000 euro, ben al di sotto della media italiana per edifici di pari dimensioni.

 

Perché le abitazioni costruite con container sono sostenibili?

 

Le case-container di Green Living non si limitano a un concetto modulare: puntano a essere autosufficienti sul piano energetico e altamente performanti in termini di isolamento e riduzione delle emissioni.

 

I container vengono rivestiti internamente con materiali naturali e altamente isolanti, e possono essere integrati con:

 

 

Tutto ciò permette di ottenere una riduzione delle emissioni fino all’80% (in confronto alle abitazioni classiche) e di rispettare i criteri della direttiva europea EPBD (la cosiddetta Direttiva Case Green) che impone una drastica riduzione del consumo energetico degli edifici esistenti entro il 2030 e il 2035. Inoltre, grazie alla prefabbricazione, si riducono anche gli sprechi di materiali e i tempi di cantiere.

 

È davvero possibile abitare in un container?

 

Nonostante i vantaggi evidenti in termini di sostenibilità, flessibilità e risparmio, il quadro normativo italiano rimane uno degli ostacoli principali alla diffusione su larga scala delle case-container. Queste abitazioni sono infatti considerate opere edilizie permanenti, e quindi soggette a permesso di costruire.

 

Possono essere installate solo su terreni edificabili, devono rispettare standard minimi di abitabilità, tra cui l’altezza interna (≥ 2,70 m), e necessitano di SCIA o DIA in base alla destinazione d’uso.

 

Inoltre, l’altezza standard dei container High Cube (2,68 m) è al limite della normativa vigente, e richiede spesso adattamenti strutturali. Non va dimenticato poi che ogni Comune può imporre vincoli paesaggistici o urbanistici aggiuntivi, rendendo il percorso autorizzativo poco chiaro e non sempre accessibile ai privati.

 

L’assenza di un quadro normativo specifico rappresenta quindi il principale freno allo sviluppo di questa tecnologia abitativa, nonostante il crescente interesse da parte di famiglie, giovani coppie e anche operatori turistici.

 

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