26 Dicembre 2024
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Torre Velasca a Milano è l'edificio più brutto del mondo?

È il brutto anatroccolo in mezzo a edifici capolavoro del design internazionale: un grattacielo sui generis che è sempre sulla bocca di tutti. Stavolta sono le parole di una nota influencer a riportarlo agli onori della cronaca: “È brutto!”.

 

Capolavoro o edificio più brutto del mondo?

 

Nel cuore di Milano, a due passi dal Duomo, si erge una delle costruzioni più controverse d’Italia: la Torre Velasca. Un edificio che riesce a dividere l’opinione pubblica come pochi altri. Del resto, il patrimonio edilizio è uno dei fiori all’occhiello del capoluogo lombardo: lo dimostrano esempi noti come il Bosco Verticale e il Villaggio Olimpico. La continua trasformazione urbana è anche una delle ragioni per cui il valore delle case a Milano è fuori portata media.

 

In un contesto così eccezionale, la domanda che resta senza risposta è semplice: Torre Velasca è un capolavoro oppure semplicemente “un cazzotto in un occhio” nel panorama milanese? I detrattori, inclusi giornali internazionali come il Daily Telegraph, non hanno dubbi: è tra gli edifici più brutti al mondo, anzi probabilmente il più brutto.

 

I fan, invece, la celebrano come una testimonianza eccezionale del boom economico e dell’architettura italiana anni ’50. Ma cosa rende questo grattacielo così polarizzante? Forse il suo stile brutalista che si mescola al Neoliberty, o magari il fatto che la sua forma insolita rappresenta un audace tentativo di distinguersi in una Milano che all’epoca si apriva alla modernità.

 

L’edificio con le bretelle: l’architettura unica di Torre Velasca

 

La Torre Velasca è un raro esempio di architettura brutalista in Italia, una corrente post razionalista che si distingue per l’uso massiccio del cemento armato e la visibilità delle strutture portanti. I critici, però, vedono nella sua sagoma una sorta di “ritirata” dall’avanguardia razionalista.

 

Ma per i suoi estimatori, la Torre Velasca è molto più di un grattacielo “brutto”: è un’ode alla tradizione architettonica italiana reinterpretata in chiave moderna. Le travature oblique, soprannominate “bretelle”, non sono solo un elemento strutturale, ma anche un tratto distintivo che la rende inconfondibile.

 

E se il brutalismo la rende severa e audace, il richiamo al Neoliberty le dona un tocco di nostalgia, un ponte tra passato e futuro. La sua altezza di 106 metri non è casuale: è stata progettata per rispettare la tradizione milanese secondo cui nessun edificio può superare la Madonnina del Duomo.

 

Le parole dell’influencer internazionale su Torre Velasca e la risposta di Sgarbi

 

Negli ultimi anni, la Torre Velasca realizzata tra il 1955 e il 1957 su progetto dello Studio BBPR, ha trovato nuova vita, non solo grazie all’acquisizione da parte del gruppo Hines e ai lavori di ristrutturazione. I fari si sono accesi anche sui social dove il dibattito è vivo perché, brutta o bella che sia, la Torre Velasca riesce sempre a far parlare di sé.

 

Di recente ci ha pensato Natasha Gupta a riaccendere il dibattito. L’influencer singaporiana è famosa per il format “until it’s ugly“: gira le città più famose al mondo finché non trova qualcosa che è davvero brutto. Così a Milano, nella sua classifica ci è finita proprio la Torre Velasca: il video su TikTok in cui la etichetta come “brutta” ha raccolto milioni di visualizzazioni.

 

 
 
 
 
 
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I milanesi non si sono fatti attendere: i commenti sui social oscillano tra ironia e difesa accorata: “Se ti sembra brutta la Torre Velasca, fatti un giro nella periferia di Milano!” è il tono di molti utenti.

 

Tra polemiche e celebrazioni, la Torre Velasca resta un’icona della città. Come dice Vittorio Sgarbi, è il “figlio bruttarello a cui si vuole comunque bene”. E, in fondo, Milano non sarebbe la stessa senza la sua sagoma controversa che si erge all’ombra della Madonnina.

 

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