16 Ottobre 2025
Blog.Edilnet.it »» EdilNet News - Le notizie del giorno »» Spende 5000 euro per rifare il bagno, ma i lavori non partono perché la committente è morta
Truffa bagno Auronzo di Cadore: la ditta incassa i soldi della ristrutturazione e scappa.

Una storia grottesca eppure vera. Questo ennesimo caso di truffa sulle ristrutturazioni insegna che la fantasia dei malintenzionati non ha limiti. Ecco cosa è successo.

 

Truffa bagno da incubo: acconto da 5000 euro fumato

 

La protagonista di questa truffa sulla ristrutturazione del bagno abita di Auronzo di Cadore (Belluno) e ha un’esigenza urgente: rendere il bagno più accessibile per la madre anziana e non autosufficiente. L’obiettivo era sostituire la vasca con una doccia, rapidamente e senza spendere troppo.

 

A casa sua si presenta un rappresentante di una ditta edile con sede in provincia di Torino, descritta come affidabile. Il preventivo di spesa per ristrutturazione bagno appare molto competitivo: 5.000 euro.

 

E a quel punto, la signora decide di estendere l’ordine al rifacimento completo del bagno, non solo alla doccia. Alla firma del contratto segue il pagamento dell’intera somma in un’unica soluzione, tramite bonifico, lo stesso giorno.

 

Da quel momento, però, la ditta svanisce: per mesi nessuna data certa e nessun piano lavori. Quando in primavera la committente richiama, viene rassicurata con la scusa della difficoltà a reperire materiali e invitata ad attendere. Passano altri mesi e a settembre, esasperata, telefona di nuovo. Ed è qui che la storia vira nel grottesco e l’ipotesi della truffa bagno prende corpo.

 

Oltre al danno la beffa: è morta, ma deve pagare altri soldi

 

All’altro capo del telefono, imbarazzo e poi la frase: «Ma signora, suo marito ci ha detto che lei è morta». Un presunto coniuge di nome Pasquale (che la donna non ha mai avuto), con carta d’identità e residenza in Calabria, avrebbe chiesto la risoluzione del contratto e il rimborso urgente «per pagare il funerale».

 

Alla richiesta risultavano allegati una carta d’identità e un certificato di morte “con logo comunale” visibilmente alterato e diciture in italiano sgangherato; perfino la firma del responsabile indicato non esiste. Insomma: documenti falsi per corroborare la truffa sui lavori nel bagno da ristrutturare.

 

Invece di ricevere scuse e una rapida verifica interna, la committente riferisce di essere stata sottoposta a domande insinuanti, quasi fosse lei a orchestrare il raggiro. A quel punto riaggancia e si presenta dai carabinieri per denunciare l’accaduto.

 

Nel frattempo, l’azienda torna a farsi viva proponendo (tardivamente) di “riprogrammare” i lavori. C’è però un altro colpo di scena: prima di partire chiederebbero altri 7000 euro di versamento. Oggi la posizione della signora è netta: vuole soltanto la restituzione dei 5000 euro e chiudere per sempre i rapporti con questi soggetti.

 

Truffe ditte edili: le 3 mosse salva-portafoglio

 

Al di là degli esiti giudiziari, questa vicenda mette a nudo due fragilità del mercato: l’asimmetria informativa tra cliente e impresa e la facilità con cui, senza procedure antifrode minime, un terzo può provare a manomettere un contratto in corso. Le cautele, quindi, non sono mai troppe e vale la pena elencare le più immediate ed efficaci:

 

  1. Verifica preventiva dell’impresa: visura camerale, sede reale visitabile o tracciabile su mappe e street view, referenze recenti e verificabili (foto di cantieri, contatti di clienti), presenza di un responsabile tecnico con abilitazioni chiare.
  2. Contratto di appalto completo: cronoprogramma con data d’inizio e fine lavori, penali per ritardi, elenco materiali (marca, modello, quantità), responsabilità per pratiche edilizie/bonus, modalità di gestione delle varianti.
  3. Tutele in caso di odore di bruciato: diffida e messa in mora, segnalazione alle autorità e, se serve, assistenza legale. Muoversi prima è meno costoso che rincorrere i danni dopo.

 

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