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L’invecchiamento della popolazione in Italia incide sull’aspetto dell’assistenza sanitaria e sugli stili abitativi e apre nuovi scenari anche in ambito immobiliare. Ecco quali sono.
L’Italia invecchia e il business delle RSA fiorisce
Non è una novità che l’Italia è un Paese demograficamente anziano. Da una parte il calo delle nascite e dall’altro l’allungamento della vita media hanno portato a un aumento della fascia di popolazione in terza età.
Tale contesto ha delle implicazioni per le famiglie, che non sempre riescono a prendersi cura direttamente dei propri cari anziani. Se a ciò si aggiunge la carenza di assistenza pubblica è facile capire il boom delle domande di posti nelle residenze sanitarie assistenziali (RSA).
Si innesca così un effetto domino sul mercato immobiliare, aprendo nuove opportunità per gli investitori che vogliono entrare nel settore dell’assistenza e aprire una casa di riposo.
Chi sono questi investitori? Le più recenti indagini ISTAT hanno così segmentato il loro profilo:
- Enti del terzo settore, ad esempio cooperative o enti religiosi (circa 50%);
- Privati o aziende (27%);
- Enti pubblici (23%).
Non solo case di riposo: ecco le nuove opportunità di business immobiliare
Negli ultimi 20 anni grandi gruppi della sanità privata e della finanza immobiliare, ma anche privati con capitali e spirito imprenditoriale, hanno investito nell’acquisto di strutture nuove o affrontato le spese di ristrutturazione delle case di riposo.
Le prospettive del business delle RSA sono piuttosto floride: a fronte dei costi di avviamento non indifferenti l’investimento si ripaga, nel lungo periodo, con il canone di locazione dei gestori e/o con il pagamento delle rette degli utenti.
A seconda di come è strutturato il business: o proprietario immobiliare che affida la struttura a un gestore dell’attività; oppure imprenditore che gestisce in prima persona la struttura come azienda.
Ma le RSA non sono l’unico indizio che il mercato immobiliare in Italia si muova in sintonia con i cambiamenti demografici e di stili di vita.
La terza età è motore anche del trend di crescita del senior housing, ovvero di un nuovo modo di abitare pensato per rispondere alle esigenze della popolazione più matura.
In altre parole, con senior housing si intendono abitazioni indipendenti realizzate in un contesto residenziale sicuro, accessibile e fornito di servizi.
Paesi, come gli Stati Uniti, hanno già sperimentato con successo questo modello abitativo, che è ormai molto diffuso. In Italia sta iniziando a prendere campo per rispondere alle esigenze di una popolazione sempre più anziana.
Rette salate per le RSA e liste di attesa infinite
Tornando alle RSA in Italia si tratta di una scelta talvolta obbligata e talvolta libera che comunque impone una riflessione sui costi.
Quasi tutti i gestori delle case di riposo sono accreditati: ovvero ricevono fondi dal SSN per l’erogazione di servizi essenziali.
Motivo per cui metà della retta della RSA, corrispondente alla “quota sanitaria” è a carico delle regioni, mentre l’altra metà ovvero la “quota alberghiera” è carico dell’ospite.
Se quest’ultimo versa in situazione di disagio economico sono previste integrazioni da parte dei comuni.
Ciò premesso si parla di cifre comunque salate che variano da regione a regione, ma in media si parla di circa 1.500/2.000 euro al mese a carico dell’utente, con punte anche di 3.000 euro come è il caso delle rette per RSA a Verona e provincia.
Ciò nonostante, le liste di attesa sono infinite: in Toscana si contano 1.500 persone per un posto letto, in Lombardia si è raggiunta nel 2023 la cifra record di 90.273 domande a fronte di 66.355 posti disponibili.