28 Novembre 2025
Blog.Edilnet.it »» EdilNet News - Le notizie del giorno »» Mazzetta o parcella per il notaio? Il caso di Nichelino va in aula dopo 5 anni
Immagine del Tribunale di Torino dove va in scena il processo per caso di corruzione a Nichelino Pastorelli

Antonio Pastorelli finisce a processo per corruzione dopo il blitz della Guardia di finanza davanti al municipio di Nichelino. Lui respinge le accuse: quegli 8 mila euro, dice, erano un prestito per chiudere l’atto della casa a Vinovo e affrontare i primi lavori.

 

Il caso che ha scosso Nichelino in pandemia

 

A Nichelino si sta chiudendo un capitolo giudiziario che parte dall’inizio della pandemia 2020 e ruota attorno alla figura di Antonio Pastorelli, ex funzionario comunale oggi in pensione. L’uomo è imputato in un processo per corruzione e turbativa d’asta legato agli appalti per le sanificazioni degli edifici pubblici nel pieno dell’emergenza Covid.

 

In aula Pastorelli racconta di vivere «in un incubo da 5 anni» e respinge l’idea di essersi fatto “comprare”. Al centro della vicenda ci sono 8.000 euro in contanti, finiti nelle cronache come presunta “mazzetta” per agevolare una ditta nel settore delle pulizie e sanificazioni. Per l’accusa, quel denaro sarebbe collegato a un appalto pubblico; per la difesa, invece, si tratterebbe di un prestito personale, senza alcun legame con le gare.

 

L’ex funzionario sostiene di aver chiesto i soldi a un «amico di vecchia data», che però è anche riconducibile a una ditta impegnata in una gara per un appalto. Un elemento che ha acceso i riflettori degli inquirenti, considerando il ruolo di Pastorelli all’interno della commissione. Lui però insiste: la richiesta di denaro non sarebbe stata finalizzata a ottenere vantaggi indebiti, ma a risolvere un problema familiare ed economico legato alla casa.

 

Pastorelli sottolinea inoltre che, all’epoca dei fatti, mancava circa un anno al suo pensionamento. Un dettaglio che, nelle sue intenzioni, dovrebbe rafforzare l’idea che non fosse «qualcuno da comprare per assicurarsi gli appalti futuri». Dopo l’esplosione del caso mediatico e giudiziario, l’ex funzionario ha infatti rassegnato le dimissioni ed è andato in pensione all’inizio del 2021, lasciando il Comune di Nichelino.

 

La casa di Vinovo e i lavori da fare

 

Secondo la versione di Pastorelli quei soldi servivano per un atto notarile riferito a un appartamento a Vinovo. Una compravendita che l’uomo avrebbe voluto concludere, ma che richiedeva liquidità immediata per coprire i costi del notaio e dell’operazione immobiliare.

 

In aula, a conferma del contesto, viene sentito anche il notaio, indicato come destinatario di parte di quella somma. Nella versione di Pastorelli, gli 8.000 euro sarebbero serviti per coprire le spese dell’atto notarile e, più in generale, per far fronte agli impegni economici legati all’acquisto dell’immobile a Vinovo.

 

La vicenda lascia ampio margine di dubbio e ci riporta all’attenzione i costi da considerare per comprare casa a Vinovo o in qualunque parte d’Italia: onorario del notaio, tasse, eventuali provvigioni e, in molti casi, un pacchetto di lavori da programmare subito per rendere l’abitazione vivibile.

 

Gli 8.000 euro e la gara per le sanificazioni

 

L’immagine che ha segnato questa vicenda è quella del blitz della Guardia di finanza del 16 marzo 2020. Siamo a pochi giorni dal primo lockdown: in una strada davanti al municipio di Nichelino, i militari intervengono e bloccano la consegna di una scatola con all’interno 8.000 euro in contanti destinati a un funzionario comunale.

 

Secondo gli inquirenti, si tratta del pagamento di una tangente legata a una gara per i servizi di pulizia e sanificazione degli immobili pubblici. Da qui le contestazioni di corruzione e turbativa d’asta mosse dalla procura di Torino. Gli imputati nel processo sono tre: il funzionario pubblico, la donna incaricata materialmente di consegnare la scatola e un collega che avrebbe preparato il pacchetto di contanti.

 

Dalle ricostruzioni accusatorie emerge il coinvolgimento del titolare di un’impresa di pulizie di Bari, interessata a un appalto bandito da Scr, la società di committenza della Regione Piemonte. L’ipotesi dell’accusa è che l’ex funzionario abbia favorito la ditta, alterando l’equilibrio della procedura rispetto alle altre offerte. Il titolare dell’impresa avrebbe già definito la propria posizione con un patteggiamento, uscendo così dal processo.

 

La sentenza è attesa per il 4 dicembre e dovrà fare chiarezza su un episodio che, complice il contesto del primo lockdown, ha avuto fin dall’inizio una forte risonanza sia sul piano giudiziario sia sul piano dell’opinione pubblica locale.

 

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