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È l’unica costruzione dell’uomo che si vede dallo spazio: la grande muraglia cinese è un simbolo di grandezza e resistenza alla forza del tempo. Adesso uno studio svela che il segreto di cotanta durabilità è la malta di riso glutinoso.
Il primo mattone della Grande Muraglia Cinese: un chicco di riso!
Uno studio pionieristico condotto sulla Grande Muraglia da Bingjian Zhang, Ph.D., e pubblicato su Accounts of Chemical Research, ha messo in luce come circa 1.500 anni fa gli antichi costruttori cinesi avessero sviluppato una malta bastarda ante litteram.
Si tratta di una malta composita realizzata combinando una zuppa di riso glutinoso con calce spenta. Il composto così ottenuto dava garanzie di resistenza e risultava anche più impermeabile rispetto alle malte convenzionali.
La base per questa malta è l’amilopectina: un polisaccaride presente nel riso e in altri alimenti ricchi di amido.
Una scoperta che anticipa molte delle moderne applicazioni dei materiali compositi in ingegneria e architettura.
Il riso tra agricoltura ed edilizia nell’antica Cina
Un’interessante prospettiva è stata fornita da una ricerca pubblicata su PLOS ONE da Jiajing Wang. Lo studio suggerisce che il riso glutinoso, utilizzato nella malta, avrebbe giocato un ruolo cruciale nelle prime pratiche agricole della regione.
Tale collegamento evidenzia come il riso fosse non solo un alimento fondamentale, ma anche un elemento usato come materiale strutturale da costruzione.
Le ricerche interdisciplinari tra archeologia, chimica e botanica aprono nuove strade per ampliare la nostra comprensione delle tecnologie antiche e del loro impatto sulle innovazioni del futuro.
Basti pensare all’importanza del bagaglio di conoscenze che arriva dagli scavi in corso a Pompei, dove si indaga sulle tecniche e sui materiali da costruzione nell’antica Roma.
Bioedilizia uno scenario futuro con radici antiche
La scoperta che la malta presente nella Grande Muraglia ha come componente chiave il riso glutinoso dimostra che le tecniche tradizionali sono indispensabili per sviluppare nuovi sistemi di conservazione e di costruzione.
Del resto, i principi della bioedilizia e dell’edilizia circolare di questo ci parlano: di riuso dei materiali, di approvvigionamento a chilometri zero, di sostenibilità ambientale ed economica del processo.
Gli esempi moderni non mancano. Oggi, la bioedilizia esplora nuovi materiali sostenibili, tra cui funghi, canapa e cemento al latte.
In particolare, la canapa sta guadagnando popolarità nel settore delle costruzioni ecologiche e ha prospettive interessanti grazie ad alcune realtà italiane che stanno industrializzando il processo senza snaturare le caratteristiche del materiale.
Sebbene l’uso della canapa in edilizia abbia origini antiche, con tracce risalenti persino ai ruderi etruschi in Italia, l’uso moderno nelle costruzioni è in forte crescita anche in vista degli obblighi derivanti dai requisiti degli edifici a zero emissioni.
Altri materiali promettenti includono la lana di pecora, potente isolante capace di assorbire sostanze inquinanti come formaldeide e biossido di azoto, e il micelio dei funghi.
Un altro contributo tutto italiano alla bioedilizia è rappresentato dai mattoni di latte, realizzati utilizzando scarti dell’industria casearia al posto dell’acqua.
Sono soltanto alcuni esempi di come l’edilizia possa diventare sempre più circolare e sostenibile.