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Due fratelli mettono online l’annuncio per vendere una villa in Calabria. Poco dopo, entra in scena il “Vaticano” e un sacerdote intermediario. Il finale non è esattamente da lieto fine.
Villa in vendita e lingotti: l’affare col “Vaticano” è una truffa
Vendere una villa di famiglia in Calabria, incassare una bella cifra e voltare pagina: il piano dei due fratelli sembrava semplice. Metti l’annuncio online, descrivi l’immobile, attendi l’acquirente giusto. Peccato che, lungo la strada, sia spuntato un “cliente” molto particolare: niente meno che lo Stato del Vaticano. O almeno, così veniva presentato.
Il resto è una storia che sembra uscita da una serie TV, ma che è finita in questura: un finto affare da 200.000 euro in contanti, 80.000 euro in lingotti d’oro consegnati a un sedicente sacerdote e, dentro la valigetta promessa come pagamento, solo banconote false. Una lezione perfetta su cosa può succedere quando si vende casa senza le giuste tutele e ci si lascia guidare più dalla voglia di “fare il colpo della vita” che dal buonsenso.
Dal sogno dell’affare al falso prete garante
Tutto parte da un annuncio online: i due fratelli decidono di vendere una grande villa di famiglia in Calabria, dal valore di centinaia di migliaia di euro. Pubblicano l’offerta, aspettano le risposte e, dopo qualche giorno, vengono contattati via mail e telefono da quella che si presenta come un’agenzia immobiliare.
Qui entra in scena la narrazione perfetta per far abbassare le difese: l’agenzia spiega che la villa interessa al Vaticano, pronto a pagare 200.000 euro, tutti in nero (ovviamente!). Una proposta allettante, anche se poco credibile. Ma la cupidigia di avere tutti i soldi in tasca, esentasse, è stata più forte del raziocinio.
C’è però una “piccola” condizione: per concludere l’affare, i venditori devono consegnare prima 80.000 euro in lingotti d’oro a un intermediario, un sacerdote, che farà da garante tra loro e la “Santa Sede”. In cambio, riceveranno il denaro pattuito in una valigetta, per poi andare dal notaio il giorno successivo a firmare l’atto di vendita.
Il sacerdote si presenta, vestito da religioso, con tutta l’aria di chi sa quello che fa. I due fratelli, rassicurati dall’abito e dalla storia che si sono sentiti ripetere, consegnano i lingotti e si tengono stretti la valigetta, convinti di avere in mano i famosi 200.000 euro.
Solo dopo, quando il finto prete si è già allontanato, arriva il momento della verità: aprono la valigetta e scoprono che le banconote sono false. A quel punto non resta che denunciare tutto alla polizia, che ora sta indagando per risalire ai responsabili della truffa.
Perché il raggiro funziona?
Dal punto di vista di chi vende casa, il copione della truffa della casa al Vaticano è studiato bene:
- occasione irripetibile: un acquirente “importante” (il Vaticano) pronto a pagare una cifra interessante;
- fattore guadagno pulito: proposta in nero, tutti i soldi subito, niente compromessi;
- autorevolezza: un’agenzia immobiliare che si presenta come tale e un sacerdote che fa da garante.
Messa così, la storia sembra serissima. Eppure, ci sono almeno tre campanelli d’allarme evidenti:
- Nessun acquirente serio chiede soldi al venditore per “garantire” la compravendita, men che meno in lingotti d’oro.
- La promessa del pagamento in nero è un enorme segnale di rischio: se l’operazione non è pulita sul piano fiscale, perché dovrebbe esserlo su quello della correttezza?
- Le trattative si svolgono fuori da canali ufficiali, tra mail, telefonate e incontri “ad hoc”, invece che con passaggi chiari e tracciabili.
Quando questi tre elementi si sommano, il rischio di finire vittima di un raggiro cresce esponenzialmente. Ed è qui che si rende necessaria la riflessione su come vendere o comprare casa minimizzando i pericoli.
