27 Giugno 2025
Blog.Edilnet.it »» EdilNet News - Le notizie del giorno »» Il rimpallo al governo blocca il Conto Termico 3.0: ecco perché il decreto non arriva
Cosa sta succedendo al Conto Termico 3.0? L'immagine illustra la confusione e i dubbi dei cittadini di fronte ai ritardi del decreto attuativo sugli incentivi energetici.

Il decreto attuativo continua a slittare bloccando i nuovi incentivi per l’efficientamento energetico. Cosa sta succedendo al Conto Termico 3.0 e quanto dovremo attendere ancora per la sua attuazione?

 

Perché il Conto Termico 3.0 non è ancora operativo?

 

Decreto Conto Termico 3.0, a che punto siamo? Non buono, stando alle ultime notizie che arrivano da fonti governative. Il conto alla rovescia è cominciato mesi fa, ma la tanto attesa rivoluzione negli incentivi per l’efficienza energetica continua a restare impantanata nei meandri della burocrazia.

 

Previsto in origine per gennaio 2025, il nuovo decreto attuativo del Conto Termico – che dovrebbe traghettare il Paese verso un modello di consumo più sostenibile – è ancora in stallo.

 

La promessa era chiara: rinnovare e potenziare gli incentivi per interventi di piccola scala, rendendo più accessibile la transizione energetica. Ma il quadro attuale racconta un’altra storia. Secondo quanto riferito dal GSE ad aprile 2025, il testo avrebbe dovuto vedere la luce entro fine giugno. Siamo ormai a fine giugno, ma il decreto resta in stand-by, bloccato da una lunga trafila di passaggi istituzionali ancora incompleti.

 

A complicare la situazione è l’intreccio di ruoli e responsabilità tra diversi attori istituzionali. Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), pur avendo elaborato il testo e avviato i confronti con Regioni, Anci e altri enti, è fermo in attesa del parere tecnico del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF).

 

Senza quest’ultimo passaggio, nulla si muove. Nel frattempo, le amministrazioni locali iniziano a temere di perdere fondi fondamentali per i propri piani di ristrutturazione energetica.

 

Cosa prevede il Conto Termico 3.0 e perché è così importante?

 

Non è solo una questione burocratica: il Conto Termico 3.0 rappresenta un tassello fondamentale nella strategia energetica nazionale. Pensato per finanziare interventi di piccole dimensioni su edifici pubblici e privati, punta ad aumentare l’efficienza energetica e la produzione di energia termica da fonti rinnovabili per la casa e per le comunità locali.

 

A differenza di bonus fiscali come l’Ecobonus o il Superbonus, che richiedono una detrazione dalle imposte spalmata negli anni, il Conto Termico prevede un rimborso diretto gestito dal GSE. In pratica, chi effettua un intervento energetico riceve un bonifico sul proprio conto corrente entro pochi mesi, rendendo il meccanismo molto più snello e accessibile, soprattutto per i piccoli comuni.

 

Gli incentivi possono coprire fino al 65% delle spese sostenute per sistemi come fotovoltaico, pompe di calore, solare termico e sistemi ibridi, arrivando al 100% per i comuni con meno di 15.000 abitanti e per strutture pubbliche come scuole e ospedali. Il decreto attuativo per il Conto Termico 3.0 è quindi una misura fondamentale per accelerare la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio italiano.

 

Quali sono le cause che rallentano il decreto?

 

A rendere la situazione ancora più spinosa è la narrazione di un rimpallo di responsabilità che sembra non finire mai. A inizio marzo il MASE aveva trasmesso il testo al Dipartimento per gli Affari Regionali (DAR), che ha subito attivato i propri canali istituzionali. Il 7 marzo si è tenuta una riunione tecnica con Regioni e Comuni, ma già allora erano emerse richieste di modifiche sostanziali.

 

A ruota, il 14 marzo sono arrivate le proposte ufficiali dell’Anci, seguite da ulteriori osservazioni del DAR appena cinque giorni dopo. A maggio il MASE ha cercato di rispondere con le sue controdeduzioni, convocando una nuova riunione per il 22 maggio, ma anche in quell’occasione le Regioni hanno sollevato nuove criticità, formalizzate il 27 maggio.

 

Il culmine dell’impasse arriva con la dichiarazione della viceministra Vannia Gava: il MASE avrebbe fatto la sua parte, ma ora tutto dipende dal via libera tecnico del MEF. E intanto, proprio il MEF – spesso definito il vero regista delle politiche fiscali italiane – tace, lasciando il provvedimento in sospeso.

 

Il paradosso? Tutti gli attori si dichiarano favorevoli, ma nessuno sembra in grado (o disposto) a imprimere l’accelerazione decisiva.

 

Il ritardo nell’approvazione del decreto per il Conto Termico 3.0 solleva interrogativi sulla capacità delle istituzioni di attuare politiche energetiche efficaci e tempestive. Mentre comuni e cittadini attendono risposte, il rischio è che l’inerzia burocratica comprometta gli sforzi per la decarbonizzazione e la riduzione dei costi energetici. È fondamentale che il governo fornisca chiarezza sulle tempistiche e assuma un impegno concreto per sbloccare il provvedimento.

 

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