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Il settore delle costruzioni è in fase di rallentamento, con un calo del 6,1% degli investimenti, tengono il passo soltanto le opere pubbliche legate al PNRR. Analizziamo i dati del report Cresme.
Investimenti edilizi in calo: i dati del Cresme
Il settore delle costruzioni e ristrutturazioni sta affrontando una netta flessione, a dirlo è una fonte autorevole come il Cresme (centro di ricerche di mercato). Nel 2025 si stima una riduzione degli investimenti del 6,1%. Questo è il primo segnale di un raffreddamento, che arriva dopo anni di crescita esponenziale.
Secondo il 38° Rapporto del Cresme sull’edilizia, la contrazione si riflette anche nel mercato residenziale, che sta subendo un duro colpo, con una caduta del 20,8% nelle ristrutturazioni residenziali.
Il settore, che aveva sperato in una continuità di slancio, ora si trova a fare i conti con il pesante calo di interventi di riqualificazione edilizia, che scende dell’11,2%. Anche le nuove costruzioni abitative registrano una perdita, sebbene meno drammatica, pari al -3,8%.
Il Superbonus è stato il motore di una crescita artificiale, ma ora che il motore si è spento, il settore sembra non avere la forza di andare avanti.
Troppo poche case, e male distribuite
Uno degli aspetti più gravi del rallentamento edilizio riguarda la crescente emergenza casa. L’Istat segnala un aumento delle famiglie in Italia, ma la produzione di nuove abitazioni non è in grado di soddisfare tale domanda. Come riportano i dati presi in esame dal Cresme, tra il 2018 e il 2023, sono state costruite appena il 39% delle case necessarie per coprire l’aumento delle famiglie.
Il risultato è un gap significativo, con 250.000 case mancanti. La questione diventa ancora più urgente se si considera che le nuove abitazioni costruite non sono adatte alle esigenze moderne, come quelle di piccoli nuclei familiari o di persone anziane. Il report Cresme sottolinea che l’Italia è uno dei Paesi europei con il peggior rapporto tra nuove abitazioni e crescita delle famiglie, un paradosso che rischia di aggravarsi.
Le opere pubbliche trainanti: il Pnrr al centro del rilancio
A contrastare questa flessione è la continua spinta degli investimenti pubblici, in particolare grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). In conseguenza di ciò, nel 2025 gli investimenti in infrastrutture civili e opere non residenziali segneranno un incremento rispettivamente dell’8,8% e del 18,5%.
Tuttavia, nonostante queste positive previsioni, l’intensità della crescita sta lentamente diminuendo rispetto ai picchi del 2024, mettendo in luce una transizione più delicata di quanto inizialmente previsto.
Per sintetizzare il quadro del report Cresme, il settore delle costruzioni si sta adattando a una nuova normalità, in cui le priorità sembrano orientarsi più sulle infrastrutture che sull’edilizia residenziale.
Periodo |
Investimenti totali |
Variazione anno su anno |
2025 |
285,4 miliardi € |
-6,1% |
2026 |
280 miliardi € |
-2,1% |
2027 |
280 miliardi € |
+0,1% |
Il nuovo scenario: che succede adesso?
Ma cosa ci si può aspettare per il futuro? Stando alle previsioni del nuovo rapporto Cresme, il biennio 2026-2027 sembra destinato a consolidare questo rallentamento, con una previsione di -2,1% nel 2026 e una quasi stagnazione nel 2027 (+0,1%).
Un panorama che fa sorgere domande scomode: la fase espansiva degli investimenti ha davvero contribuito alla modernizzazione del Paese, come molti speravano, o ha solo alimentato una bolla che ora sta sgonfiandosi?
La risposta la darà il tempo. Intanto, la realtà dei fatti dimostra che le politiche di investimento edilizio non possono essere basate solo su incentivi temporanei, ma su una visione a lungo termine che contempli le necessità demografiche ed energetiche del Paese.