Scopri il contenuto di questa pagina in breve
Il settore immobiliare europeo si trova di fronte a una sfida epocale, tra necessità ambientali e ritorni sugli investimenti non immediati. Ma quanto è sostenibile (economicamente) tutto questo? Lo svela una nuova indagine di mercato.
La direttiva green può diventare un salasso
La Direttiva Case Green ha nobili fini, ma quali sono i costi reali. Le società immobiliari europee sono in corsa contro il tempo per ridurre le emissioni del 40-50% entro il 2030. Lo richiedono gli obiettivi della Direttiva Case Green: una missione necessaria, che nella pratica sta rivelando rischi economici non indifferenti.
Se da un lato la decarbonizzazione è un obiettivo essenziale per combattere i cambiamenti climatici, dall’altro le aziende si trovano a dover fare i conti con investimenti che potrebbero impattare pesantemente sui loro bilanci.
Il problema è aggravato dal fatto che, mentre in Europa si spinge per normative sempre più stringenti, negli Stati Uniti si assiste alla fuga delle banche e dei grandi asset manager dalle coalizioni per il clima. Il rischio? Un sistema a doppia velocità, in cui chi investe nell’edilizia sostenibile potrebbe trovarsi svantaggiato rispetto a chi sceglie di ignorare il problema.
Quali sono i costi della Direttiva Case Green?
Secondo l’ultimo report di S&P Global Ratings, la ristrutturazione di un appartamento tra gli 80 e i 100 metri quadrati, secondo le norme della Direttiva Case Green, può costare tra i 10.000 e i 30.000 euro, con punte superiori ai 50.000 euro per le unità più obsolete. Questi costi variano in base alla posizione e alle condizioni dell’immobile, ma rappresentano comunque un onere significativo per le aziende immobiliari.
La ristrutturazione, per quanto più economica della costruzione ex novo, richiede un impegno finanziario notevole, e il recupero delle spese potrebbe richiedere dai 10 ai 25 anni.
Un’altra incognita riguarda la sostenibilità dell’intero sistema: entro il 2030, l’Unione Europea prevede una spesa annuale di circa 76 miliardi di euro per la riqualificazione edilizia residenziale. Un investimento che potrebbe rivelarsi un boomerang se non adeguatamente supportato da incentivi e strategie finanziarie efficaci.
Il peso delle tasse sulle emissioni e il ritorno sugli investimenti
Oltre ai costi diretti delle ristrutturazioni, le società immobiliari devono fare i conti con ulteriori oneri della Direttiva Case Green. In molti Paesi europei, l’introduzione di tasse e prelievi sulle emissioni di carbonio sta aumentando i costi operativi legati al riscaldamento e all’elettricità.
Questi costi aggiuntivi non solo impatteranno sulle aziende, ma si riverseranno anche sugli inquilini, con canoni di affitto più alti e bollette sempre più salate.
Secondo la Commissione Europea, per rispettare gli obiettivi di decarbonizzazione, sarebbe necessario ristrutturare gli edifici a un ritmo del 2-5% annuo. Ma con costi così elevati, chi si assumerà il rischio? Il think tank Bruegel stima che per raggiungere questi obiettivi sarà necessario un investimento aggiuntivo di 76 miliardi di euro all’anno.
S&P Global Ratings avverte che il recupero degli investimenti potrebbe richiedere decenni, rendendo queste operazioni poco appetibili per molte aziende. Se da un lato il miglioramento dell’efficienza energetica porterà a un risparmio sulle bollette e a un aumento del valore degli immobili, dall’altro il costo iniziale rimane un ostacolo significativo.