30 Giugno 2025
Blog.Edilnet.it »» EdilNet News - Le notizie del giorno »» Direttiva Case green servono 145,8 miliardi di euro e siamo solo a metà strada
Pile di banconote da 50 e 100 euro davanti a edifici residenziali in costruzione, simbolo degli investimenti necessari per la direttiva Case green e per la transizione energetica edilizia in Italia.

L’Italia ha compiuto metà del percorso verso gli obiettivi green europei, ma la sfida è solo all’inizio: serviranno 145,8 miliardi di euro per adeguare le abitazioni italiane alla direttiva Case green entro il 2035. Tra costi, povertà energetica e posti di lavoro: cosa ci attende?

 

Quanto costa l’efficientamento green del patrimonio edilizio?

 

La transizione energetica edilizia non è più un’ipotesi: è una scadenza. La direttiva europea Case green impone agli Stati membri di abbattere progressivamente i consumi energetici degli edifici fino a renderli a zero emissioni entro il 2050.

 

Ma quanto costerà il percorso della ristrutturazione energetica in Italia? Secondo la prima ricerca del Centro studi della Fondazione geometri italiani (curata insieme alla Cgia di Mestre e Studio Sintesi), per raggiungere gli obiettivi al 2035 serviranno ben 145,8 miliardi di euro. Si tratta di investimenti in edilizia green cruciali per abbattere i consumi e modernizzare uno dei parchi immobiliari più vetusti d’Europa. 

 

Si tratta di una cifra complessiva che copre due fasi distinte:

 

  • 84,8 miliardi di euro tra il 2025 e il 2030, per ristrutturare 3 milioni di abitazioni (circa 500.000 all’anno);
  • 61 miliardi di euro tra il 2030 e il 2035, per ulteriori 2,18 milioni di abitazioni.

 

Questi numeri delineano un percorso economicamente impegnativo, ma non fuori scala rispetto a quanto già affrontato. Per esempio, l’ecobonus oggi genera circa 5,8 miliardi di investimenti l’anno, mentre il superbonus 110%, seppur molto discusso, ha prodotto nel solo 2023 oltre 40 miliardi di euro.

 

L’aspetto critico sarà garantire continuità, pianificazione e strumenti stabili per accompagnare famiglie e imprese nella sfida per migliorare l’efficienza energetica degli edifici e la qualità della vita.

 

L’Italia a metà strada per la transizione energetica edilizia

 

Sorprendentemente, sì. E merito principale va proprio agli interventi effettuati nel periodo 2020–2024, anche grazie al superbonus. Per comprendere quanto già fatto, occorre guardare al principale traguardo intermedio: ridurre del 16% i consumi energetici medi degli edifici residenziali entro il 2030.

 

Ad oggi, secondo lo studio, l’Italia ha già centrato una riduzione del 9,1%, partendo dai dati 2020. Ne resta un residuo del 6,9% da colmare in sei anni. Un obiettivo impegnativo ma realistico anche per il nostro patrimonio, soprattutto se si mantiene un ritmo di ristrutturazione annuo di almeno 1,2–1,4% del patrimonio abitativo.

 

Eppure, c’è un nodo strutturale da affrontare: l’Italia ha un parco immobiliare obsoleto, con 24 milioni di abitazioni costruite prima del 1980, pari al 68,3% del totale. Su un totale di 35,3 milioni di unità abitative, il 73% è occupato stabilmente. È proprio questo patrimonio vetusto che richiede interventi di riqualificazione edilizia, senza penalizzare i cittadini in termini economici o burocratici.

 

Periodo

Abitazioni da ristrutturare

Costo medio per unità

Investimenti totali

2025–2030

3 milioni

€28.000

€84,8 miliardi

2030–2035

2,18 milioni

€28.000 (stimato)

€61 miliardi

Totale 2025–2035

5,18 milioni

€28.000

€145,8 miliardi

 

Nota: Il costo medio per unità è stato stimato in modo uniforme in entrambi i periodi, pari a €28.000, sulla base delle proiezioni dello studio. Tuttavia, i dati della transizione energetica in edilizia per il periodo 2030–2035 sono da considerarsi previsionali e soggetti a possibili aggiornamenti.

 

Gli ‘effetti collaterali’ della transizione energetica edilizia

 

Non si tratta solo di sostenibilità ambientale: la trasformazione energetica degli edifici avrà ricadute importanti sulla società e sull’economia italiana. Secondo il rapporto, solo entro il 2030 saranno generati oltre 1,3 milioni di nuovi posti di lavoro, con un effetto leva significativo sul PIL.

 

La suddivisione è chiara:

  • 831.000 occupati direttamente nel settore delle costruzioni;
  • 482.000 lavoratori nell’indotto e nei settori correlati (impiantistica, serramenti, tecnologie green, progettazione, ecc.).

 

Ma forse il dato più allarmante è quello che riguarda la povertà energetica e il richio di gentrificazione collegato alla transizione energetica per l’edilizia:

 

  • il 17,9% delle famiglie italiane spende troppo per l’energia rispetto al reddito disponibile;
  • il 9,9% non riesce a riscaldare adeguatamente la propria casa;
  • il 17% vive in abitazioni con problemi di insalubrità (infiltrazioni, umidità, perdite).

 

Migliorare l’efficienza energetica degli edifici è fondamentale per tutelare le fasce più vulnerabili della popolazione, migliorare la salute abitativa, ridurre le disuguaglianze e rilanciare il lavoro in modo diffuso.

 

Tuttavia, la portata di questa transizione energetica edilizia impone decisioni politiche rapide, incentivi stabili e una governance lungimirante. Senza un approccio strategico, il rischio è quello di spezzare il cammino a metà, lasciando irrealizzati sia i benefici ambientali che quelli economici e sociali.

 

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