Scopri il contenuto di questa pagina in breve
La notizia sta facendo il giro del mondo: a Georgetown, Texas (USA) prende forma un intero quartiere residenziale realizzato con la stampa 3D. Il progetto iniziato nel 2022 prevede la costruzione di 100 case con l’uso di una gigantesca stampante 3D. Vediamo quali sono i possibili scenari anche in ottica sostenibilità.
Progetto Wolf Ranch: abitare in una casa 3D
Il progetto Wolf Ranch in Texas è quasi giunto al traguardo e le prime persone che abiteranno stabilmente in case a stampa 3D hanno già cominciato a trasferirsi.
Per realizzare ciò che fino a qualche decennio fa sembrava fantascienza è stata utilizzata Vulcan: gigantesca stampante 3D pesante oltre 4,75 tonnellate e larga circa 13,7 metri.
Questo macchinario altamente tecnologico utilizza una miscela a base di polvere di cemento, acqua, sabbia e altri materiali. La miscela così composta viene stratificata per formare la struttura completa di una casa.
L’intero processo di stampa richiede circa 3 settimane per ogni edificio: un tempo molto ridotto rispetto a quello necessario per costruire casa in modo tradizionale.
Per come vengono presentate le case 3D di Wolf Ranch sono un gioiello non solo di innovazione ma anche di sostenibilità. Un tema centrale per l’edilizia del prossimo futuro.
In particolare, i progettisti di BIG-Bjarke Ingels Group evidenziano che le pareti sono resistenti agli agenti atmosferici ed energeticamente efficienti.
Ma quanto costa una casa 3D? Il mercato non è ancora così competitivo da permettere una stima dei prezzi, quelle di Wolf Ranch variano da 450.000 a 600.000 dollari a seconda del numero di stanze da letto, o 3 o 4.
Le case 3D conquisteranno la Luna?
Il progetto di Wolf Ranch è così rivoluzionario nel settore dell’edilizia residenziale da sconfinare nello spazio! La NASA infatti sta pensando, nell’ambito del programma di esplorazione Artemis, il cui lancio è programmato per settembre 2025, alla possibilità di costruire strutture sulla Luna.
Una prospettiva che apre scenari avveniristici per l’uso della stampa 3D nell’esplorazione e la colonizzazione spaziale.
Tornando con in piedi sulla Terra, è però opportuno rilevare che al momento di fatto imprese di costruzioni e professionisti del settore che sanno gestire questa tecnica sono troppo pochi. Siamo, cioè, in presenza di un mercato ancora acerbo con molte potenzialità da sviluppare.
La stampa 3D in edilizia è davvero sostenibile?
Una delle domande più urgenti relativi all’edilizia in 3D riguarda la sua sostenibilità. Insomma, le case 3D sono ecologiche e sostenibili?
La risposta è sì, per una serie di motivi che riguardano le caratteristiche di realizzazione:
- Meno sprechi: con la stampa 3D si usano solo i materiali strettamente necessari abbattendo i costi di smaltimento del materiale edile. Basti pensare ai processi di tornitura o di foratura e alla produzione degli scarti, inesistenti nella stampa 3D strato per strato. Ciò permette un uso più efficiente delle risorse e riduce il consumo energetico della macchina.
- Produzione on demand: le aziende di costruzione in 3D possono programmare in modo flessibile la costruzione di case 3D su richiesta. Non serve un eccesso di scorte di materiali o di pezzi di ricambio e questo riduce al minimo la sovrapproduzione e la necessità di scorte.
- Uso di materiali sostenibili o riciclabili: per la stampa 3D di edifici o simili sono disponibili molti materiali sostenibili e riciclabili che sostituiscono la plastica e i metalli tradizionali. Basti pensare ai filamenti ricavati dagli scarti del grano o dall’amido di mais, dai fondi di caffè o dalla canna da zucchero. Insomma, il concetto della casa in bioedilizia sembra davvero calzante anche per l’edilizia in 3D.
Esempio di casa 3D green in Italia
A proposito di sostenibilità dell’edilizia in 3D, è italiano uno degli esempi più rappresentativi. Parliamo di Gaia, casa stampata da WASP azienda di Massa Lombarda (Ravenna).
Si tratta di uno spazio abitativo di circa 30 mq realizzato con stampa 3D e materiali naturali, quali le fibre di riso mescolate con una miscela di fango naturale ricavata dal terreno dove è stata costruita.
Grazie all’uso degli scarti del riso anche nel massetto e nell’intonaco, la classe energetica di Gaia è la più alta possibile per un edificio. Inoltre, non è presente l’impianto di riscaldamento o di condizionamento, perché si tratta di una casa passiva.