4 Luglio 2025
Blog.Edilnet.it »» EdilNet News - Le notizie del giorno »» Truffa bonus facciate: 236.000 euro per un ponteggio e due mani di vernice
Ponteggio fatiscente davanti a edificio in Italia con banconote da 100 euro e fattura gonfiata per truffa bonus facciate.

Dietro l’apparenza di edifici imbiancati e ponteggi fasulli, si nasconde un meccanismo perverso che ha trasformato il bonus facciate in un bancomat per imprenditori senza scrupoli. Perché siamo arrivati a questo?

 

Come funziona la truffa del bonus facciate?

 

Il bonus facciate doveva cambiare volto alle città. Invece, è diventato una gigantesca macchina per fare soldi col timbro dell’Agenzia delle Entrate e gonfiare bilanci aziendali con denaro pubblico. Altro che edilizia sostenibile!

 

La ricetta della truffa del bonus facciata è elementare: si apre un cantiere – o si fa finta di aprirlo – si produce una fattura gonfiata, e poi si chiede il credito d’imposta al 90%, come da bonus facciate 2022. Niente lavori reali, solo numeri scritti su carta intestata e ponteggi da scenografia.

 

Il tutto condito dallo “sconto in fattura”, che consente all’impresa di trasformare quei crediti in denaro vero, immediato, spesso ceduto ad aziende compiacenti o banche ignare.

 

Parliamo di evasione di contributi Inail, omissione di ritenute fiscali, nessun TFR versato. Altro che incentivo per la riqualificazione edilizia e per la rigenerazione urbana.

 

Il caso della truffa bonus facciata a Partinico

 

Nel caso di Vincenzo Costanzo, imprenditore di Partinico e titolare della Progetto Edil Coste srls, parliamo di 14 fatture false per un valore complessivo di 1,2 milioni di euro. A beneficiarne? Nessun palazzo realmente restaurato, ma solo facciate “fantasma” tra via Capparozzo, via Einaudi e via Bianchini a Palermo.

 

Il trucco per la truffa sul bonus facciate era sempre lo stesso: bastava montare un ponteggio, farlo sembrare operativo, incassare, smontare tutto e sparire. Lavori mai partiti, ma crediti fiscali regolarmente riscossi.

 

A Partinico, il “modello Costanzo” è la sintesi perfetta del cortocircuito tra incentivi e controllo. Una sola fattura, emessa per un condominio in via Capparozzo, ammonta a 236.000 euro per un ponteggio e una tinteggiatura.

 

Nessuna ristrutturazione straordinaria, nessun cappotto termico, solo una mano di vernice. O, forse, neanche quella. Secondo la Guardia di Finanza e il Gip Marco Gaeta, ci troviamo davanti a un sistema fraudolento strutturato: costruito per svuotare le casse pubbliche. Gli inquirenti lo chiamano “artificio e raggiro”.

 

Bonus gonfiati e bilanci impennati: una bolla firmata Stato

 

Cosa succede a un’azienda che in un anno passa da 500.000 euro a 1,2 milioni di fatturato? In un mercato normale, sarebbe un miracolo imprenditoriale. Ma qui siamo nel regno dei bonus edilizi: nessun boom commerciale, solo fatture truccate e crediti incassati senza mai aprire un barattolo di vernice.

 

È successo con Progetto Edil Coste con la truffa sul bonus facciata. Ed è già successo – con cifre ben più grandi – anche con Macos srl, società al centro del cosiddetto “Superbonus-gate”, accusata di aver orchestrato una truffa da 23 milioni di euro in un palazzo di pregio dove risulta residente anche il vicepremier Matteo Salvini.

 

Il paradosso finale? Lo Stato, dopo aver distribuito crediti senza controllo, ora si affanna a recuperarli da piccoli artigiani e famiglie che hanno usato i bonus per davvero, con accertamenti a tappeto su Superbonus e rendita catastale. Intanto furbetti e truffatori sono già spariti col malloppo.

 

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