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Raccogliere storie nei cimiteri per scoprire misteri e vite comuni. Studiare forme e dimensioni delle tombe per capirne i sentimenti. Una passione un po’ “strana” che è diventata un podcast di successo e un libro.
Chi è l’influencer dei cimiteri?
Si chiama Giulia Depentor e deve la sua notorietà al Camposanto Podcast: 40 puntate dedicate ai cimiteri in Italia e all’estero e a tombe di personaggi famosi o illustri sconosciuti. Motivo per cui è nota anche come influencer dei cimiteri.
La sua avventura è iniziata tre anni fa al cimitero di San Michele in isola a Venezia e prosegue a gonfie vele, tanto che è recentemente uscito anche un libro intitolato “Immemòriam: i cimiteri e le storie che li abitano”.
Il suo “lavoro” da influencer dei cimiteri le ha consentito di entrare in contatto con amministrazioni comunali e parenti o conoscenti di defunti che hanno richiesto il suo intervento per approfondimenti.
È quanto è successo, ad esempio, per la sezione delle tombe degli anarchici nel cimitero napoleonico di Cavriago (Reggio Emilia).
Cosa raccontano le tombe personalizzate e i monumenti funerari?
Più che soffermarsi sulla forma dell’edicola funeraria o sull’aspetto architettonico del camposanto, Giulia Depentor ama indagare le storie.
Storie che alcune volte la portano a studiare anche aspetti più pratici e materiali come il cambio della normativa dell’edilizia funeraria o l’evoluzione degli stili nella personalizzazione delle tombe: elementi che aiutano la Depentor a ricostruire i fatti e le storie individuali o della comunità.
Allo stesso modo, una tomba di famiglia può raccontare lo status sociale della medesima, perché – giova ricordarlo – sostenere i costi di un monumento funebre è tanto più oneroso, quanto più il manufatto è complesso e i materiali preziosi.
Finisce però che alcune tombe passano dallo stato di monumento funebre a quello di monumento di interesse storico-artistico: sono le tombe dei grandi personaggi o quelle costruite da importanti architetti.
È il caso della sepoltura monumentale di Giuseppe Brion, fondatore di Brionvega, opera del progettista Carlo Scarpa, come racconta l’architetto Pietropoli in uno degli episodi del podcast dell’influencer dei cimiteri.
Paese che vai cimiteri che trovi!
Stando a quanto dichiara l’influencer dei cimiteri in un’intervista: “Qui si scoprono tante cose delle persone vive e di chi li ha costruiti, ma anche abitudini e usanze di un popolo”.
E infatti, le sepolture variano a seconda delle religioni e delle tradizioni. Così si spiega l’usanza molto italiana di corredare la lapide con una foto del defunto.
Non si tratta di un’abitudine esclusivamente italiana, ma come spiega la Depentor, ciò che contraddistingue i nostri camposanti è il fatto che praticamente tutte le tombe hanno una foto che rappresenta la persona mancata.
Una spiegazione ufficiale e dimostrabile non è ancora stata trovata.
Per certo è un elemento che contribuisce a tenere vivo il ricordo, aggiungendo un ulteriore dettaglio anche per chi è di passaggio dal momento che dà un volto a quel nome.
Stesso discorso vale per l’epitaffio che rende unica la lapide e che ha il compito di lasciare un ultimo saluto a chi non c’è più, oppure un messaggio del defunto a chi resta.